Ferrara, 2 luglio 2023 – E’ devastata dal dolore, come può esserlo una madre davanti alla perdita di un figlio. Soprattutto se è lontano e se muore sul lavoro a causa di un killer che lo ha freddato con un colpo di pistola alla testa. Attorno a questa madre, si sta stringendo tutta la comunità di Alberone dove lei abita e lavora da oltre 16 anni, e dove è stata raggiunta dalla notizia della morte del figlio di 31 anni, ucciso nella sparatoria di venerdì all’aeroporto di Chisinau, in Moldavia.
Lui che, bravo nel suo lavoro di agente di frontiera, aveva scoperto i documenti falsi dell’uomo che gli era davanti, provocandone la reazione violenta.
Vistosi scoperto, l’assassino ha aperto il fuoco dopo esser riuscito a togliere l’arma al giovane, freddandolo e uccidendo anche una guardia di sicurezza, oltre a ferire una terza persona. Notizia che ha squarciato il cuore di Nina Munteanu, una donna che dalla Moldavia aveva raggiunto l’Italia e che da più di 16 anni vive ad Alberone, molto conosciuta anche per il suo lavoro alla pizzeria Cantagallo.
Ad Alberone, appena poteva o per le feste, veniva anche Sergio, il figlio che Nina non vedrà più, "l’ultima volta era qui con noi per Pasqua". Un dolore immenso che colpisce anche il compagno della donna, l’ex consigliere comunale ai tempi di Alleanza per Cento, Costantino Po, che è al suo fianco da 16 anni.
"E’ successo venerdì pomeriggio – racconta proprio l’uomo – siamo appena atterrati a Chisinau. Nina aveva visto subito che c’era stata una sparatoria in aeroporto, dove in quel turno lavorava suo figlio. Ho acceso la tv, sul televideo ho visto che la notizia era vera ma non c’erano i nomi e speravamo che a lui non fosse accaduto niente. Poi è arrivata la telefonata. Nina è distrutta. E’ straziante. Sergio era il più grande dei suoi tre figli ed era quello a cui faceva riferimento. Un grande dolore anche per me. L’ultima volta ci siamo visti a casa, ad Alberone per Pasqua. Con la mamma si sentiva tutti i giorni".
Una famiglia alla quale tutti si stanno stringendo, dal centese fino in Moldavia. "Sergio si occupava di controllare i documenti di chi arrivava e aveva scoperto che quest’uomo li aveva falsi – ha spiegato Po - Così lui lo ha aggredito, è riuscito a prendergli la pistola e gli ha sparato. E ora Sergio non c’è più. A soli 31 anni ci ha lasciati soli. Ha dato la vita per il suo lavoro. Era molto bravo e questo gli è costata la vita".
Poi si interrompe perché la compagna, che si è sentita male in aeroporto, è in ambulanza e va da lei. Il primo ministro moldavo Dorin Recean subito dopo la sparatoria ha detto che "l’assalitore era rimasto ferito nella sparatoria con le forze dell’ordine, preso e arrestato’ ma anche che si sarebbe trattato di ‘un cittadino del Tagikistan di 43 anni a cui era stato vietato di entrare in Moldavia per motivi di sicurezza’ ma che, scoperto, ‘mentre era scortato, ha sottratto l’arma all’agente’.
Ieri sono poi circolate anche voci che potesse trattarsi anche di un cittadino russo, un militare, che forse apparterebbe alla brigata Wagner. Sul luogo della tragedia, due rose rosse e due candele a terra, dove la vita di Sergio e della guardia di sicurezza, si sono spezzate troppo.