Ferrara, 16 gennaio 2025 – Una giornata davvero speciale ed emozionante per la città estense. Nella mattina odierna si è svolta in via Mazzini all’altezza del civico 88, la cerimonia di posa delle ‘prime’ pietre d’inciampo a Ferrara, quindici complessive, dedicate agli ebrei ferraresi vittime della shoah. Un momento che ha visto la presenza delle massime autorità tra queste il Prefetto di Ferrara, Massimo Marchesiello, il sindaco di Ferrara Alan Fabbri e diversi componenti della giunta municipale, l’assessora alla Cultura della Regione Emilia-Romagna, Gessica Allegni e il presidente della Comunità ebraica, Fortunato Arbib.
Le foto della cerimonia di posa
Presenti molti cittadini e i partner del progetto che è stato organizzato dal Comune di Ferrara, dalla Comunità Ebraica di Ferrara, dal Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah, dall’Istituto di Storia Contemporanea, dall’Università degli Studi di Ferrara, dall’Archivio di Stato di Ferrara e dal Conservatorio di Musica “Girolamo Frescobaldi’ di Ferrara. L’evento è stato accompagnato dalle note del violinista Alessandro Perpich. Oltre al sindaco Alan Fabbri e al presidente della Comunità ebraica, Fortunato Arbib, sono intervenuti Amedeo Spagnoletto, direttore del Meis, e Anna Maria Quarzi, presidente dell’Istituto di Storia contemporanea.
Una strada divenuta casa per famiglie ebree poi deportati
In via Mazzini 88 a Ferrara la casa dei Fink-Bassani-Lampronti non c’è più, distrutta durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Solo un arco dell’abitazione originale è rimasto come segno del passato. A partire dalla giornata odierna un altro segno, molto più visibile, ricorderà la storia ebraica estense, che si nasconde in quel civico, con la posa delle pietre d’inciampo (Stolpersteine). I ferraresi, quindi, potranno conoscere il nome e il destino dei concittadini ebrei, arrestati e deportati nei lager nazisti. Le Stolpersteine, o più note come ‘pietre d’inciampo’, sono piccoli cubi di cemento con una lastra di ottone realizzati dall'artista Gunter Demnig (oggi non presente per un problema personale) che riportano i dati biografici delle vittime dei campi nazisti. Posizionate davanti all'ultima residenza nota dei deportati e invitano a riflettere sulla memoria storica. Dal 1995 ne esistono oltre 100.000 in 2.000 città europee.
I nomi degli ebrei delle pietre di inciampo
Il momento più emozionante della mattina è stato sicuramente la lettura dei nomi delle persone cui sono dedicate le prime 15 pietre di inciampo, seguite anche da alcuni toccanti racconti dei parenti delle vittime. A leggere i nominativi il sindaco di Ferrara, Alan Fabbri, che sono Isacco Fink, Carlo Bassani, Giuseppe Bassani, Rina Lampronti in Bassani e Marcella Bassani - le cui pietre d’inciampo sono state apposte in via Mazzini 85 - Leone Forti, Carolina Jesi in Forti, Berta Forti in Lampronti, Umberto Lampronti e Carlo Lampronti - componenti della famiglia strappata da via Mazzini 85 - Nello Rietti, Giulia Rietti, Leonella Rietti, Gastone Rietti e Argia Cavalieri in Rietti, della famiglia di via Mazzini 14.
Il sindaco Fabbri: “Un atto dovuto e proseguiremo con altre pose”
Nel suo intervento il primo cittadino ha voluto partire dai ringraziamenti: “Ringrazio il presidente Fortunato Arbib e tutta la Comunità ebraica, gli altri partner del progetto per averci aiutato, come Comune, a realizzare quello che in tante città italiane ed europee c’è da molto tempo. È un gesto importante per ricordare, per non dimenticare, che prende avvio dal cuore della nostra città, il suo ghetto ebraico, e che coinvolge cittadini, istituzioni e soprattutto le nuove generazioni, affinché una tragedia che colpì duramente anche Ferrara non possa accadere mai più. Le famiglie delle vittime che omaggiamo oggi ci han dato la possibilità di apporre queste pietre: grazie a loro ricorderemo per sempre i nomi e la tragica storia di questi cittadini ferraresi, strappati alla vita e a queste case, dove non fecero più ritorno”. Una cerimonia che avrà anche un seguito: “Oltre alle 15 poste oggi - annuncia il sindaco Fabbri - altre 25 sono state richieste da parte delle famiglie e dei conoscenti e ogni pietra d’inciampo che si aggiungerà avrà una sua cerimonia. Questo grazie a un lavoro corale si stanno cercando le storie di altri ebrei ferraresi vittime della Shoah: il progetto, quindi, proseguirà, realizzando un museo diffuso, a cielo aperto, in tutta la città”.
Allegni: “Un'iniziativa che sosteniamo con convinzione”
Una giornata che sarà ricordata come speciale, sostenuta anche dalla Regione Emilia-Romagna, come spiega l’assessore Gessica Allegni: “Dobbiamo mantenere viva la memoria della shoah e degli orrori del nazifascismo, soprattutto per le nuove generazioni, perché quella terribile storia non debba mai più ripetersi. Le pietre d’inciampo sono monumenti vivi che parlano di vite innocenti, spesso intere famiglie, spazzate via senza ragione e costringono tutti noi a riflettere sul significato profondo di umanità e dell’essere comunità. La loro presenza davanti alle case da cui tanti nostri corregionali sono stati strappati per non fare più ritorno, deve illuminare le nostre coscienze. Impariamo da quella storia, ribelliamoci all’indifferenza contro ogni episodio di intolleranza”. L’assessora regionale ha aggiunto: “L’impegno delle istituzioni, in un momento storico come quello attuale in cui assistiamo a episodi sempre più frequenti di violenza verso le minoranze, deve essere fermo. Siamo chiamati a promuovere la pace e il dialogo tra i popoli, un impegno che, come Regione, intendiamo mettere al centro delle nostre politiche”.
Arbib: “La memoria deve costituire parte integrante della vita quotidiana”
Nel suo intervento il presidente della Comunità ebraica, Fortunato Arbib, emozione e monito a tenere alto il ricordo di questi momenti: “Queste pietre sono le prime di una lunga lista. Potremo così ricordare attraverso la posa dinanzi alle porte delle abitazioni, coloro che sono stati deportati e assassinati nei lager. Inciampare virtualmente su questi blocchetti di colore lucido, che riportano i dati delle persone scomparse, porterà alla luce qualcosa di essenziale: non racchiudono solo nomi da citare, ma la storia di intere famiglie ferraresi. La memoria non può risolversi in appuntamento occasionale e celebrativo, ma costituire parte integrante della vita quotidiana. Attraversando le strade del ghetto, verrà spontaneo chiedersi cosa sono quelle strane pietre posate sul selciato”
Un ricordo della shoah anche sui banchi di scuola
Una giornata di celebrazione che ha visto anche il coinvolgimento delle scuole. Nello specifico il progetto delle pietre d’inciampo proseguirà con la presa in carico delle pietre da parte degli studenti ferraresi, che si occuperanno di custodire queste opere e di celebrarne la memoria. Vi sarà anche l’apertura di un sito internet dedicato alle storie di queste famiglie ebree ferraresi, per trasmettere e farne conoscere le vicende. Sempre le scuole sono state coinvolte oggi nella seconda parte della cerimonia, dapprima con un corteo che dalla Biblioteca Ariostea è giunto fino alla Sala Estense, dove le classi hanno omaggiato i dedicatari delle pietre con degli spettacoli.
Il ricordo della famiglia Fink
Per Enrico Fink, presidente della Comunità ebraica di Firenze, via Mazzini 88 rappresenta un pezzo di storia di famiglia nonché lo spunto del suo primo romanzo, Patrilineare. Una storia di fantasmi, in uscita per Lindau il 24 gennaio. “L’appartamento davanti al quale verranno apposte le pietre non esiste più. Un vuoto architettonico simbolo del vuoto lasciato dalla Shoah nella memoria collettiva e personale. Ma in parte quel passato sopravvive”. Quella casa un tempo punto di riferimento per la famiglia Bassani-Fink-Lampronti non è stata dimenticata. Qui si incontravano il nonno Isacco Fink, la nonna Laura Bassani, i suoi fratelli Carlo e Giuseppe Bassani. La moglie e la figlia di quest’ultimo, Rina Lampronti e Marcella. Di questi sei nomi, cinque sono impressi sulle Stolpersteine. "Mio padre Guido è l’unico sopravvissuto, insieme a mia nonna Laura. Gli altri scomparvero nella Shoah. E il libro racconta queste storie, tracciando un quadro della vita ebraica dell’epoca e delle diverse reazioni alle persecuzioni: da un lato, gli ebrei italiani, i Bassani e i Lampronti, fiduciosi che nulla di troppo grave sarebbe accaduto, e dall’altro, i profughi russi, i Fink, più cauti ma comunque traditi da una delazione, arrestati e assassinati”.