Ferrara, 28 ottobre 2024 – Il battesimo del fuoco, alla fine di acqua si trattava, la grande piena del Po del 2000. Uno scenario ancora più cupo di quello attuale. La valanga d’acqua così alta che dovette intervenire l’esercito, il ponte sulla ferrovia venne sollevato di alcuni centimetri. Ore cruciali. "Ero in protezione civile in realtà già da due anni, ma quei giorni non li dimentico di certo", Alceste Zecchi non riesce a nascondere l’orgoglio. E’ a capo della Protezione civile, quasi mille effettivi, una trentina di associazioni sul territorio, uomini e donne che rispondono presente alle emergenze. Come lei che alle spalle ha una vita costellata di emergenze, il terremoto dell’Aquila, giorni in tenda, la spedizione a Conselice lo scorso anno, più recentemente a Traversara – meno di mille abitanti, frazione di Bagnacavallo – il paese finito sotto una valanga d’acqua, per la seconda volta.
Come sta andando a Campotto?
"I lavori non si sono mai fermati, stiamo realizzando una pista sulla strada provinciale 38 per arrivare alla breccia sull’Idice. Secondo le nostre previsioni, al netto di imprevisti, domani dovremmo raggiungere il torrente e cominciare la posa dei massi ciclopici. Stiamo operando 24 ore su 24, sabato e domenica. Senza sosta. Anche il consorzio bonifica Renana ha messo in funzione un impianto di sollevamento, stiamo pompando acqua in quel tratto", risponde Alceste Zecchi, Il nome stampato sulla divisa, il sorriso per dare coraggio a popolazioni stremate, i piedi nel fango della disperazione.
E’ da poco passata la piena sul Grande Fiume, già è stata annunciata una nuova ondata. Giorni non facili
"E’ stato attivato subito un coordinamento molto stretto con Aipo per la sorveglianza del Grande Fiume. Sono loro a dirci quali sono i tratti più, diciamo così, delicati, quelli che devono essere attenzionati. E le nostre squadre vanno, lungo la riva, gli occhi aperti, pronti a segnalare, ad intervenire. Sia durante il giorno, sia durante la notte. Sono stati giorni molto impegnativi per i nostri effettivi. Che ricordo si mettono in gioco, sono pronti a sacrificarsi per gli altri, la nostra risposta ad ogni emergenza è la parola ’presente’"
Giovani e meno giovani, a volte fidanzati, marito e moglie, fianco e fianco a portare sacchi. Divise gialle lungo le rive. Che zone avete sorvegliato?
"Ci occupiano del monitoraggio lungo tutta l’asta del Po che tocca questa provincia, quindi da Bondeno, Pilastresi, fino a Goro, anzi fino alla punta più estrema del Delta, Gorino".
Il diario quotidiano durante l’emergenza piena?
"Ogni giorno, in genere mattina e sera, facciamo il punto con Aipo. Ci sentiamo poi costantemente con la Regione, i comuni interessati e la prefettura. Con Massimo Marchesiello c’è un interscambio continuo"
Un muro d’acqua che ha tenuto una provincia con il fiato sospeso. La golena evacuata, via famiglie e attività. Resta l’altro fronte al confine con la Romagna, la breccia nell’Idice, Campotto. Ettari ed ettari allagati.
"Ribadisco, non ci siamo mai fermati. Il cantiere per realizzare la pista avanza di ora in ora. Obiettivo, arrivare al torrente per chiudere con i massi ciclopici la falla".
Dal terremoto alle sempre più frequenti alluvioni. "Quanto fango!", le parole di una sua volontaria al ritorno da Traversara. Spalarono per giorni. Una missione, la vostra
"E’ un dovere, solo un dovere. Verso la popolazione".