Ferrara, 8 aprile 2024 – Una canna in carbonio che riesce a resistere, piegata come un arco, fino a un peso di 200 chili. Una barca con motore a scoppio per spostarsi velocemente. Ed un motore elettrico, per scivolare sull’acqua silenziosi, per compiere piccoli spostamenti, arrivare nelle golene dove altri non arrivano. E’ questa la dotazione che Andrea Poggioli, 40 anni, operaio, usa per andare a caccia dei giganti del fiume, pesci siluro della lunghezza di quasi tre metri e del peso che arriva a toccare i 130 chilogrammi, come il ‘mostro’ – così lo chiama, sulle labbra ancora l’entusiasmo per l’impresa che ha centrato da poche ore – che ha catturato l’altro giorno, dopo un’estenuante lotta sul filo dell’acqua. Teatro, il grande fiume. Un ambiente che conosce da quando ha messo sul capo il primo berrettino con il logo – un po’ cattivo, c’è un teschio – dell’impresa che progetta canne, mulinelli e ami.
Nella dotazione di Poggioli c’è anche un’altra ’arma’ che, qualcuno dice nei Promessi Sposi, "uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare". Lui di coraggio, con buona pace di don Abbondio, ne ha da vendere. Con il fiume in piena, alto come una cascata e imponente sotto i ponti, o nei periodi delle grandi secche, appena stacca, torna a casa, indossa la tenuta da pescatore, si riempie i taschini di speranza e se ne va sul fiume. Che piova o il sole bruci la pianura e renda accecante quella distesa d’acqua, nulla cambia per Poggioli, che l’amore per quelle rive, le golene e i silenzi che mozzano il respiro l’ha nel sangue. Del resto è figlio di Giuliano, 68 anni, pescatore da una vita. Ed è padre di Ludovico, 12 anni, anche lui innamorato della pesca con la passione trascinante che hanno i ragazzini. Una dinastia di cacciatori di siluri.
Il Po, è in salute?
"Il fiume sta benissimo, l’acqua è pulita, limpida. Io, come si faceva una volta, ci faccio ancora il bagno"
Prede quindi ce ne sono?
"Certo, è ricco di pesce. Nel Po ci sono lucciperca, un predatore, cefali, cavedani. Non è vero che il siluro ha mangiato tutto"
Magari un po’ grazie a lei
"Ne peschiamo tanti, sappiamo quali acque frequentano, in quali profondità si nascondono, dove vanno a mangiare perché magari in quell’ansa del fiume trovano più cibo"
Sembra che lei li studi
"Conosco i loro comportamenti, ci sono posti che non rivelerei nemmeno sotto tortura. Posti dove questi giganti si trovano, dove riesci a catturarli. Con la tecnica dello spinning"
Come funziona?
"E’ la tecnica che si adotta per i pesci predatori, lucci, trote. Ed anche per i siluri. Lanci, usando la canna con il mulinello, esche artificiali, sono come prede in fuga o in difficoltà, simulano i movimenti di un pesce che scappa nell’acqua. Un’attrazione irresistibile anche per i siluri. Ma ci vuole pazienza, tanta, devi sapere aspettare. Anche per ore, per giorni"
Ha ragione, ci vuole passione. Anche suo figlio ha catturato pesci siluro?
"Certo, proprio l’altro giorno. Anche quello era bello grande. Saliamo insieme in barca e partiamo lungo il fiume, alla ricerca di angoli magari che solo noi conosciamo. E facciamo bottino, a volte bottino pieno come l’altro giorno. Quando ho visto quel gigante emergere ed aprire le fauci per portarsi a fondo l’esca. E’ cominciata da lì la lotta, 25 minuti con la forza delle braccia. Devi evitare che si spezzi il filo, che spacchi tutto. Ci sono riuscito"
Che fine fanno i siluri?
"Li ributtiamo in acqua, come facciamo per tutte le prede"
E ora?
"Devo superare il record del mondo nella pesca dei siluri, quello che ho catturato era esattamente 2 metri e 56 centimetri. Il record è di tre metri, basta un soffio. E tanta fortuna".