FEDERICO MALAVASI
Cronaca

Pd primo partito, il segretario: "Premiata la nostra proposta. Ora il candidato per Ferrara"

Il leader provinciale Minarelli: "Con de Pascale massima attenzione ai territori più fragili. Il centrosinistra è maggioranza in città, al lavoro da subito per l’alternativa politica a Fabbri". .

Pd primo partito, il segretario: "Premiata la nostra proposta. Ora il candidato per Ferrara"

Dopo il risultato delle elezioni il segretario provinciale del Pd Nicola Minarelli ha pubblica sul proprio profilo Facebook un selfie con il neo presidente della Regione Michele de Pascale

"Non succedeva da qualche tempo che il centrosinistra fosse maggioranza in questa provincia. Il risultato è molto lusinghiero e ci permette di guardare al futuro con ottimismo". Passata la notte dei festeggiamenti per la vittoria di Michele de Pascale alle elezioni regionali, il segretario provinciale del Pd Nicola Minarelli guarda con soddisfazione la cartina del territorio estense tingersi di rosso là dove fino a pochi mesi fa dominava il blu del centrodestra. E, archiviata la ‘pratica’ del governatore, il pensiero va inevitabilmente a come utilizzare il tesoretto di voti uscito dalle urne per riportare le lancette indietro fino alla situazione politica pre 2019.

Segretario Minarelli, qual è il dato politico che esce dalle urne di domenica e lunedì?

"La vittoria di de Pascale con quella ‘forbice’ testimonia come la proposta che abbiamo ritenuto essere la migliore sia stata premiata dai cittadini".

Ora cosa vi aspetta?

"Cinque anni alla guida di una Regione che tenga conto degli ottimi risultati ottenuti e che abbia la volontà di migliorare verso una prospettiva di sempre maggiore avanzamento".

In provincia il centrosinistra ha vinto di qualche ‘zerovirgola’. In città ha staccato nettamente il centrodestra. E il traino arriva dal suo partito. Come giudica questo risultato?

"Straordinario e lo salutiamo con gioia. A livello provinciale il Pd è aumentato di circa 7 punti rispetto alle elezioni europee. E oltre tredici punti rispetto alle politiche 2022. Un dato lusinghiero, abbiamo eletto due consiglieri. Un risultato pieno, convincente e che dimostra come la nostra proposta sia stata apprezzata".

Qual è stata l’arma vincente del successore di Stefano Bonaccini in questa campagna elettorale?

"Michele ha posto un problema enorme, e cioè che esistono zone della nostra regione che viaggiano a velocità differenti. Ha raccolto la sfida di riagganciare i territori ‘svantaggiati’ alla locomotiva regionale. Insomma, l’attenzione alle aree più fragili e periferiche nell’ottica di rilancio e sviluppo sarà la chiave di volta del suo mandato. Un’ottica in cui molti cittadini si sono pienamente riconosciuti".

Parliamo di Ferrara capoluogo. Il dato più lampante è che, senza il traino di Alan Fabbri, il centrodestra arranca. Che lezione trarne in vista delle prossime amministrative?

"Innanzitutto i numeri testimoniano che il centrosinistra in città è maggioranza. E con un robusto distacco. Ritengo che ci sia un substrato politico che ci consenta di svolgere un lavoro interessante. Le prospettive ci sono tutte. Non bisogna però dimenticare un aspetto".

Ci dica.

"A livello comunale, il sindaco Fabbri ha un portato decisamente positivo, che fa la differenza. Per il futuro ci aspetta una sfida non semplice. I numeri dimostrano tuttavia che è alla nostra portata. A una condizione".

Quale?

"Dobbiamo fin da ora costruire un’alternativa politica credibile e una proposta concreta in termini di candidatura".

Nel Delta il centrodestra continua a dilagare. Come lo spiega?

"In quelle zone le forze di centrodestra hanno candidato alcune figure da non sottovalutare. Da parte nostra serve un ragionamento che, partendo da queste aree più periferiche, metta in campo politiche tali da intercettare il consenso. Penso ad esempio ad alcune proposte, già peraltro messe in campo dalla Regione, come i bonus per gli asili nido. Siamo sulla buona strada, ma bisogna fare di più".

L’astensione è stata da record. Perché, e chi ne ha tratto giovamento?

"Disertare le urne è un’espressione politica e come tale va valutata. Resta un tema sul quale non ci siamo ancora interrogati abbastanza. Credo però che a questa tornata elettorale l’astensione abbia avvantaggiato il centrosinistra".