REDAZIONE FERRARA

"Partecipanza, il Tribunale annulla le delibere"

Cento, i consiglieri ’dissidenti’ danno conto di una nuova puntata: "Illegittime anche quelle su bilancio e nuove elezioni"

Alcuni dei consiglieri della Partecipanza che contestano l’attuale gestione

Alcuni dei consiglieri della Partecipanza che contestano l’attuale gestione

CENTO

"Il Tribunale ha annullato i bilanci di Borghi". Ad annunciarlo sono Corrado Borgatti, Bruno Casoni, Pier Lorenzo Folchi, Raffaele Gilli, Renato Borgatti e Mirco Gallerani, che danno notizia di una nuova sentenza legata a tutta la lunga e intricata querelle della Partecipanza Agraria di Cento. "Il 9 ottobre è stata pubblicata la sentenza del Tribunale di Ferrara, sezione civile, del giudice Marianna Cocca che dichiara la nullità delle delibere del Consiglio della Partecipanza adottate nel dicembre 2023 da Massimiliano Borghi, Sandro Balboni, Fausto Gallerani, Massimo Pirani, Fabrizio Balboni e Sauro Bregoli – dicono i 4 della controparte - dichiara anche la nullità delle delibere della Magistratura adottate da ottobre a dicembre 2023 e condanna la Partecipanza a pagare le spese legali per 8.221,42 euro. Tra le delibere annullate spiccano quelle relative al bilancio di previsione 2023, quello 2024 e la convocazione delle elezioni, delibere già state oggetto di un provvedimento di sospensiva, che ora trova conferma dichiarativa di illegittimità".

Il ricorso al Tribunale era stato promosso dai Consiglieri Corrado Borgatti, Renato Borgatti, Bruno Casoni, Pier Lorenzo Folchi, Mirco Gallerani e Raffaele Gilli, quest’ultimo anche Magistrato dell’Ente. "Questa sentenza si inserisce nella vicenda che ha visto l’occupazione della Partecipanza da parte di 6 tra consiglieri e magistrati, che, secondo sentenze, hanno illegittimamente dichiarato decaduti 7 membri – proseguono i 4 – illegittimamente, vedi sentenza, eletto Borghi presidente con soli 6 voti su 18. L’ultima sentenza del Giudice Cocca, è estremamente significativa su quanto è accaduto". Riportano dunque alcuni tratti. "La sentenza dice – scrivono - ‘Il deficit democratico che costituisce il presupposto della declaratoria di nullità delle delibere e dell’accoglimento della domanda degli attori non costituisce un dato meramente formale, perché si è tradotto in un comportamento contrario ai canoni della correttezza e buona fede, che ha costituito il filo rosso della vita degli organi dell’ente collettivo negli ultimi anni. Per giunta, il persistente tentativo di adottare, per il tramite di organi dimezzati e non più rappresentativi, importanti decisioni per la vita dell’ente, hanno condotto ad un sostanziale stallo nella vita associativa’. A nostro avviso, queste considerazioni inchiodano a responsabilità gestionali e patrimoniali a danno della Partecipanza e dei Capisti, che non potranno certamente essere eluse".