
di Federico Di Bisceglie
Cento colpi di spazzola in meno. Allarme arancio per i parrucchieri. Non è una nuance all’albicocca, ma il colore con il quale è stata contrassegnata la nostra Regione sulla base dei contagi da Covid-19. Provvedimento a cui va ad aggiungersi l’ordinanza del presidente Bonaccini. Il vero vulnus, per i saloni di bellezza, è rappresentato dalla limitazione agli spostamenti fra i diversi Comuni (ancorché limitrofi). "Siamo messi peggio rispetto al lockdown di marzo, almeno eravamo chiusi, qualcosa arrivava ma non avevamo costi. Adesso è un bagno di sangue". Il grido d’allarme lo lancia Elena Malanchini, titolare di un salone di bellezza e referente per la categoria di Cna. "Nel mio caso – racconta Malanchini – la clientela che arriva da fuori comune rappresenta circa il 70%. Quindi la flessione di fatturato e appuntamenti è proporzionale al numero di persone che, a causa di queste restrizioni, non si possono muovere". Si perché la storia di Malanchini è tutta un programma. "Vengo da Vigarano – dice – ma il negozio l’ho aperto a Ferrara. Chiaramente però, vivendo lì, molta parte della clientela è del paese". Morale della favola, le pagine dell’agenda in cui meticolosamente la parrucchiera registra gli appuntamenti, ora sono vuote. Tanto che "l’altro ieri, ho dovuto tenere chiuso il mio centro: non c’era nessuno prenotato". Le ricadute di questa situazione si ripercuotono necessariamente sui dipendenti. "Ho sei ragazzi che lavorano con me – spiega ancora la titolare – ma ovviamente in questo frangente devono usufruire della cassa integrazione. Una situazione che in quarant’anni di attività non mi era mai capitata".
Gianfranco Belletti invece ha un negozio di parrucchiere in corso Giovecca. Anche per lui, le ultime restrizioni sono state micidiali seppure "il calo abbiamo incominciato a registrarlo già da ottobre, quando sono iniziati i primi inviti da parte del Governo a rimanere in casa". "La clientela fuori dal Comune – spiega il coiffeur, associato Ascom – per me rappresenta circa un 20% rispetto al totale. Ma, al di là di questo venti percento che comunque in un periodo del genere costituisce una percentuale piuttosto significativa, le persone dopo una certa ora, non girano più". La città vuota, spenta. Rintanata. "Già nelle prime ore del pomeriggio – constata Belletti – il passaggio delle persone è rado. Azzarderei a dire che, dalle 15, non c’è più quasi nessuno. Quindi, chiaramente, nessuno viene a tagliarsi i capelli". Mariaelena Donati, titolare di un blasonato salone di via Borgoleoni confessa a chiare lettere che sta "cancellando appuntamenti come se non ci fosse un domani". Ecco, probabilmente in quest’ultima frase è racchiuso tutto il senso dell’incertezza che le imprese stanno vivendo in questo periodo. "Più di un terzo della mia clientela – dice Donati, storica associata di Confartigianato – viene da fuori Ferrara. Per questo ho il telefono bollente: purtroppo però, sono tutte disdette". La parrucchiera però non si capacita di come "in altri territori le Prefetture abbiano concesso alle persone di spostarsi, seppure il colore con cui alcune regioni sono contrassegnate è rosso. Mentre qui da noi non è stata spesa una parola in questo senso". Peraltro "non ci sono evidenze di contagi nei centri di bellezza – rimbrotta – per cui non mi capacito di come il nostro settore sia stato così penalizzato, fermo restando che i protocolli di sicurezza che adottiamo all’interno dei negozi sono ferrei e non sono mutati rispetto al 18 maggio scorso". Oltre a questo, dovendo riceve i clienti solo su appuntamento "sarebbe verificabile, anche per eventuali controlli, lo spostamento motivato". Donati non ha, nonostante le difficoltà, tirato i remi in barca, anzi, ha assunto un ragazzo nuovo. "Ma, anche a lui, toccherà fare la cassa integrazione. Noi però abbiamo voluto guardare al domani". Quando finiranno i lunghi giorni della (mancata) messa in piega.