MARIO BOVENZI
Cronaca

L’orgoglio della mondina: “Chi alza le mani, si vergogni. A 14 anni scioperai nella risaia”

Ada Palavanchi, 85 anni, è una delle ultime testimone di quel mondo di diritti e sacrifici. “Mi piace fare la sfoglia, con i miei video sono finita in America. Lavoro, ci vuole parità”

Ada Palavanchi, 85 anni, mostra una foto dei tempi della risaia

Ada Palavanchi, 85 anni, mostra una foto dei tempi della risaia

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Ferrara, 26 novembre 2024 – Nelle risaie di Vercelli, con i piedi nell’acqua, un piatto di riso, la sera fagioli per 90 lire all’ora. “Ma noi ne volevamo 100”, e scioperò. Lei Ada Palavanchi, 85 anni, allora era solo una ragazzina, gonnellone, stivali e cappello di paglia, nelle sterminate distese d’acqua di Vercelli. “Fu una rivolta, era il 1955, primo anno da mondina. Ne avevo 14 di anni, lo sciopero durò tre giorni. Eravamo giovani, un grande entusiasmo, avevamo coraggio. Potevano cacciarci, perdere quel poco che avevamo. Vincemmo noi”. E furono cento lire.

La foto di Ada
La foto di Ada

Ada Palavanchi abita a Bondeno. Con Vanda Marchetti, 95 anni, sono rimaste loro nel coro delle mondine di Porporana a testimoniare quel mondo con la loro vita. “Noi c’eravamo”. Ada ha la passione per la sfoglia da oltre 70 anni. E’ stata ripresa mentre stende la pasta, un velo di farina. E i suoi video sono finiti in Inghilterra, negli Stati Uniti. “Ero in diretta, le mie immagini in una tv americana, sono finite oltre l’oceano”. Non nasconde la gioia. “Sono un po’ vanitosa”, confessa. “Acqua, farina e un uovo, quando c’era”, ricordi al sapore della nostalgia. Quando alla morte della madre rimasero in due. “Io e papà. C’era tanta miseria, giusto il pane a tavola riuscivamo a portare. Così, con il cuore che piangeva, partii”. Ricorda e sorride, coraggio in un pugno di riso, la testa alta per difendere i diritti delle donne, della povera gente. “Agli uomini violenti, agli uomini che fanno del male alle donne dico solo questo. Che si vergognino. Anche noi siamo come loro, vogliamo essere libere, indipendenti, pagate per il nostro lavoro proprio come loro”. Libertà e giustizia come quella mattina, lo sguardo fiero nelle risaie. “Davanti al padrone, il nostro aveva coscienza”, svela. La testa alta quando insieme al coro – guidato da Morena Gavioli che si fa in quattro per tenere alta la bandiera di quelle donne, un vessillo giallo come il riso maturo – vanno in giro per sagre e manifestazioni, come quelle per difendere un universo rosa.

L’altro giorno, voci di donne nell’aria un po’ opaca della pianura, davanti al castello, una distesa di coperte di tutti i colori. ’Viva vittoria’, il nome dell’iniziativa. Gomitoli e ferri, la rete dei pescatori ad unirle. “La pasta fatta in casa non è solo un piatto, è storia, è amore”, afferma. Lei che partì su un treno merci, una cassetta e un sacco di juta da riempire di paglia, sul quale buttarsi la sera dopo un giorno in risaia. “Ero poco più di una bambina, era un lavoro pesante. Ma ho nostalgia di quel tempo. Qui non c’era niente e lì, nella risaia, si mangiava ogni giorno in un tegame riso e fagioli. Ero ingrassata”, scherza. “Tre giorni di sciopero, ce l’abbiamo fatta. Come ce la faremo ancora in questa battaglia contro chi è violento, per il diritto di essere libere, di essere donne”. Tira la sfoglia, sorride. E’ in diretta con il mondo.