Caro Carlino,
gli Albanesi-Ferraresi non sono più poveri e dunque non sono più stranieri. Vengono onorati dai nostri amministratori e si dedica un giardino della città a Scanderbeg, il loro eroe nazionale. Ma è bene ricordare che non è sempre stato così. Molti ferraresi 30 anni fa avevano paura dell’orda albanese e hanno fatto resistenza attraverso i partiti che allora si opponevano al loro insediamento, gli stessi che ora, divenuti amministratori, fanno i discorsi di elogio ad una comunità laboriosa e ben inserita. Lo devono ricordare gli Albanesi -Ferraresi per fare memoria dei loro sacrifici ai loro figli, magari facendo vedere loro le foto di quando, ancor adolescenti, cercavano un posto letto, un piatto caldo e sopratutto qualcuno che li accogliesse come amici. Ricordare con riconoscenza e affetto chi ha aperto loro le porte non solo di casa ma del cuore. Questo avviene spesso quando, incrociandosi per strada, ci si ferma per un abbraccio. Ma guardando avanti chiedo agli amministratori della nostra città e al Governo: se questo è il percorso delle comunità immigrate nella nostra società perchè averne sempre paura? Non vale la pena di accogliere e aiutarne il radicamento fin dall’inizio senza aspettare 30 anni? I Rumeni-Ferraresi fra poco chiederanno di dedicare una torre del Castello a Dracula... in fondo è la comunità immigrata più numerosa e farebbe incrementare il turismo. Anche i Rumeni, a loro volta, hanno dovuto superare la diffidenza della nostra indifferenza. Agli Albanesi-Ferraresi chiedo invece di occuparsi dei loro concittadini che sono restati indietro. Chiedo di ricordarsi dei profughi di tutte le provenienze e chiedo infine ai miei concittadini albanesi di opporsi alla decisione dei due governi di inviare in Albania uomini poveri e perciò stranieri.
Domenico Bedin