Operazione Red Pass. Falsi vaccini anti Covid, il ministero è parte lesa. Fine indagine per i pazienti

In aula il filone principale, sotto accusa le due dottoresse e l’assistente. Modificata l’imputazione. Il dicastero della Salute valuta la costituzione in giudizio. Dalla Procura ecco gli avvisi di fine inchiesta per gli ultimi 120 soggetti.

Operazione Red Pass. Falsi vaccini anti Covid, il ministero è parte lesa. Fine indagine per i pazienti

Chiara Compagno davanti al tribunale. Nel tondo, Marcella Gennari

Il ministero della Salute potrebbe entrare come parte civile nel processo per il presunto giro di falsi vaccini che vede imputate le dottoresse Chiara Compagno, Marcella Gennari e la figlia e assistente di quest’ultima Francesca Ferretti. Un dettaglio emerso nel corso dell’udienza preliminare di ieri quando, davanti al gup Silvia Marini, le parti hanno preso atto delle precisazioni al capo di imputazione redatte dalla procura. Ma non è l’unica novità nell’ambito del caso ‘Red pass’. A quanto si apprende, sarebbe arrivato a un punto di svolta anche il terzo e ultimo filone d’inchiesta, quello che riguarda i circa 120 pazienti delle dottoresse che non hanno optato per il patteggiamento. Proprio in questi giorni ai soggetti interessati stanno arrivando gli avvisi di conclusione delle indagini per i reati – contestati a vario titolo – di falso e corruzione.

Ma andiamo con ordine. Il filone processuale principale – quello che riguarda appunto le due dottoresse e l’assistente – è tornato in aula ieri mattina con le modifiche apportate al capo di imputazione. Nel dettaglio, nell’atto sarebbe stato precisato il costo dei vaccini distrutti e sarebbe stata individuato come persona offesa il ministero della Salute, in luogo della struttura commissariale nel frattempo smantellata. Ora il dicastero sta valutando la costituzione di parte civile nel processo attraverso l’Avvocatura dello Stato. Definite le questioni tecniche, l’udienza è stata infine aggiornata al 9 ottobre per entrare nel vivo. Le tre donne, lo ricordiamo, devono rispondere a vario titolo di corruzione, peculato, truffa e falso. Le contestazioni della procura sono praticamente identiche a quelle emerse al momento dell’esecuzione delle misure cautelari a loro carico. La prima accusa che viene mossa è quella di peculato. Secondo gli inquirenti, le dottoresse (in qualità di medici di base accreditati con l’Ausl) e l’assistente avrebbero commesso il reato in questione nel momento in cui si sono impossessate del vaccino fornito dall’azienda sanitaria buttandolo via invece di iniettarlo ai pazienti.

Per quanto riguarda la corruzione, secondo la ricostruzione della procura le dottoresse avrebbero intascato denaro dai pazienti (20 o 50 euro a seconda dei casi) per fingere l’inoculazione del vaccino e far loro ottenere un Green pass a fronte dell’attestazione di una dose mai somministrata. In alcuni casi non iniettavano per nulla il vaccino, in altri invece utilizzavano una soluzione fisiologica. A Compagno viene contestato un solo episodio di corruzione, mentre per Gennari e Ferretti le accuse parlano di un centinaio di casi. L’ipotesi di truffa ai danni dello Stato è invece legata ai rimborsi previsti dall’Ausl per i medici di base che eseguivano le vaccinazioni anti Covid, rimborsi che sarebbero quindi stati percepiti in maniera indebita avendo loro attestato in maniera falsa di aver vaccinato i propri pazienti. L’ultima contestazione è quella di falso, riconducibile al fatto che le indagate avrebbero dichiarato inoculazioni di siero mai avvenute, falsi tamponi o esenzioni fasulle, tutte attestazioni alla base dell’emissione del Green pass.

Anche l’ultimo filone della maxi inchiesta sta ora arrivando al punto di svolta. In queste ore, infatti, gli ultimi pazienti che non hanno scelto il rito alternativo stanno ricevendo l’avviso di conclusione delle indagini. Saranno dunque anche loro chiamati a rispondere dei vaccini fantasma.

Federico Malavasi