Si dividono le strade dei tre imputati per la morte di Miz Mohamed Fawzi, l’operaio egiziano di 36 anni deceduto nel maggio del 2022 dopo un volo di 17 metri mentre lavorava su un ponteggio in via Borgo Punta. Ieri mattina il caso è comparso in aula davanti al giudice Andrea Migliorelli e al pubblico ministero Isabella Cavallari. L’udienza era dedicata alla scelta dei riti. Uno degli imputati ha scelto di essere processato in rito abbreviato, mentre i restanti due discuteranno l’udienza preliminare. Preso atto delle istanze, il giudice ha dunque rinviato al primo luglio, giorno in cui si è entrarà nel vivo con la discussione.
Sotto la lente della procura sono finiti il responsabile dell’azienda che aveva ricevuto in appalto diretto i lavori per il Superbonus in quel condomionio alla prima periferia della città e i due legali rappresentati delle aziende subappaltatrici, entrambe gestite da cittadini stranieri. L’accusa è concorso in omicidio colposo. L’egiziano era dipendente di una ditta di Baricella, in provincia di Bologna, paese in cui abitava. Secondo quanto ricostruito in fase di indagine, il 10 maggio del 2022 il manovale era impegnato a smontare le impalcature che erano state utilizzate per le opere di ristrutturazione di quel condominio di via Borgo Punta. Per Fawzi sarebbero dunque stati gli ultimi giorni di lavoro in quel cantiere, il cui appalto era in via di conclusione. Durante le operazioni, all’improvviso, l’egiziano è precipitato nel vuoto. Quando i sanitari del 118 sono arrivati sul posto, per lui non c’era ormai più nulla da fare. Sulla vicenda fu subito aperta un’inchiesta. Le attenzioni della procura si sono concentrate sulle misure di sicurezza adottate nel cantiere che venne posto sotto sequestro. In particolare, la lente degli inquirenti si strinse sull’imbracatura e sulla corda che avrebbero dovuto salvare la vita al 36enne in caso di caduta. Una tragedia della quale ora, a tre anni dai fatti, ci si appresta a discutere davanti a un giudice.
f. m.