di Federico Malavasi
La chiave del rebus potrebbe essere in quella casa, a pochi passi dal luogo del delitto. E forse gli inquirenti lo hanno sospettato sin dall’inizio, quando hanno iniziato a raccogliere gli indizi per risolvere il giallo di Tresignana. Nelle scorse ore, il pubblico ministero Lisa Busato ha iscritto nel registro degli indagati due abitanti di quel casolare, un artigiano ‘tuttofare’ di 49 anni, Filippo Mazzoni, e il figlio Manuel, studente di vent’anni. I reati ipotizzati sono concorso in omicidio volontario e distruzione di cadavere. Dopo tre mesi di accurate attività investigative, carabinieri e procura hanno messo sotto la lente i presunti responsabili dell’omicidio dei cugini Riccardo e Dario Benazzi, uccisi a fucilate il 28 febbraio e dati alle fiamme nelle campagne di Rero. Ieri mattina, i carabinieri del nucleo investigativo hanno eseguito perquisizioni in tre diverse case, tra cui quella che si trova sul ciglio del campo nel quale giacevano i resti dell’impianto eolico di cui Riccardo era stato coideatore e che voleva smontare. Lo stesso campo nel quale i due cugini (64 e 70 anni) sono stati raggiunti da almeno due colpi di fucile e, dopo essere stati trasportati ottocento metri più in là, dati alle fiamme in un’auto.
Il blitz dell’Arma è cominciato ieri mattina. I militari del Nucleo investigativo, insieme ai colleghi della compagnia di Copparo e a un’unità cinofila specializzata nella ricerca di armi ed esplosivi, hanno passato al setaccio tre abitazioni: quella vicino al campo nella quale vivono padre e figlio, una seconda casa e un appartamento che i due avevano nella propria disponibilità. Durante la perquisizione nell’edificio vicino al luogo del delitto, i carabinieri hanno trovato diverse armi e munizioni, legalmente detenute dall’artigiano 49enne. In un armadietto hanno trovato due pistole e quattro fucili. Tra questi c’era anche un calibro 12, compatibile con l’arma utilizzata per il delitto. Per avere conferma o smentita bisognerà però attendere gli accertamenti in corso in queste ore. Sotto la lente degli inquirenti è inoltre finita anche l’auto di famiglia.
La svolta impressa ieri al giallo di Tresignana non ha però messo la parole fine alle indagini. Padre e figlio (assistiti dall’avvocato Stefano Marangoni) sono formalmente sotto inchiesta ma a piede libero. Ora l’attività degli inquirenti proseguirà rapidamente, con lo scopo – spiegano dal comando dell’Arma – "di consolidare il quadro probatorio a carico dei due indagati". Tra gli aspetti ancora da chiarire c’è anche il movente di un delitto che ha sconvolto l’intera provincia. Su questo aspetto, gli inquirenti mantengono il massimo riserbo, limitandosi a parlare di un omicidio commesso per motivi particolarmente futili. Su questo fronte circola un’ipotesi in campo, seppure tutta da confermare. Pare che all’origine degli screzi tra Riccardo e uno degli indagati ci sia un banale incidente. Qualche tempo fa, Riccardo avrebbe infatti accidentalmente ucciso due oche di proprietà del 49enne, investendole con la macchina mentre raggiungeva il campo in cui si trovano i resti dell’impianto eolico. Possibile che all’origine del fatto di sangue ci sia proprio questo episodio? A dirlo sarà il lavoro degli inquirenti.