"Lo sento come un compleanno diverso quest’anno. Non può restare un omicidio impunito. Tutti coloro che a vario titolo sono stati coinvolti nella morte di mio fratello devono pagare". La voce è tranquilla per quanto sia possibile esserlo, quando stai contando i giorni che ti separano da una sentenza attesa per 35 anni. Da quella Giustizia così a lungo rincorsa e che è costata sacrifici di ogni tipo. A parlare è Donata Bergamini, sorella di Denis, il calciatore argentano ucciso il 18 novembre del 1989 in provincia di Cosenza, a Roseto Capo Spulico.
La sentenza
La sentenza attesa è quella nei confronti di Isabella Internò, l’ex fidanzata del calciatore argentano, a processo per concorso in omicidio premeditato. Lei è l’unica imputata individuata, manca ancora chi ‘era in concorso con lei’. Manca nelle aule di un tribunale, non certo nella testa di chi ha lottato per tutti questi anni e ha letto montagne di documenti e ascoltato un’infinità di persone. Dopo tre anni e sessanta udienze il primo ottobre prossimo è atteso il verdetto della Corte di Assise di Cosenza: sapremo se la Internò sarà condannata o assolta. Nel frattempo ci saranno almeno due momenti importantissimi che faranno compagnia a chi ha voluto e vuole bene a Denis.
L’intitolazione
Martedì prossimo il Comune di Grisolia, in provincia di Cosenza, nel tardo pomeriggio intitolerà il lungomare a Denis. "Sono onorata – ha scritto di recente proprio Donata sul proprio profilo Facebook – Denis, amava il mare, i nostri momenti più belli li abbiamo trascorsi al mare, sulle spiagge fra scherzi e barzellette, in mare fra nuotate e tuffi dagli scogli o dal molo. Da piccoli sempre accompagnati dai nostri genitori con zii e cugini, da ragazzi con la nostra mitica compagnia e in Calabria Denis, con compagni di squadra e amici. Attendo di conoscere e ringraziare personalmente il sindaco e tutta l’ amministrazione comunale di Grisolia per aver accettato questa iniziativa proposta dal consigliere Giuseppe Bellusci e nella speranza di poter incontrare i tanti di voi che hanno percorso con noi il sentiero della verità in attesa dell’arrivo della Giustizia. Grazie a tutti, Grisolia ci aspetta". Intitolazione che è un po’ anche un regalo per quello che sarebbe stato il sessantaduesimo compleanno di Denis, proprio il giorno dopo (18 settembre) l’intitolazione di una fetta di quella terra dove il calciatore argentano è stato amato. Dove purtroppo è stato ucciso a soli 27 anni forse da chi diceva di averlo amato.
Il processo
Sarà la Corte di Assiste presieduta dalla giudice Paola Lucente a stabilirlo. Dopo 35 anni, due archiviazioni, bugie e depistaggi. Dopo anni in cui Donata e la sua famiglia hanno dovuto sopportare oltre l’enorme dolore per la morte di Denis anche incredibili menzogne: soprattutto il delirante racconto dell’imputata di Denis che si sarebbe suicidato gettandosi sotto il camion, non si sa per quale motivo. Lui che amava la vita, il calcio, che aveva progetti importanti per il futuro tra i quali tornare al nord. Non solo. Le fantasie raccontate per decenni dall’imputata – al di là dell’esito del processo – stridono contro una verità scientifica e inconfutabile: Denis era morto quando il suo corpo è stato sormontato dal camion. Lo hanno raccontato fior di perizie. E allora come ha fatto l’imputata a vederlo gettarsi ‘a tuffo’ in strada. E questa è solo una delle incongruenze che il processo che si sta per chiudere deve risolvere. Denis sta aspettando Giustizia per riposare in pace. Da 35 anni.