Ferrara, 4 ottobre 2024 – Ci sono voluti 35 anni per vergare in una sentenza che Donato Denis Bergamini, il calciatore ucciso in provincia di Cosenza, non si era suicidato ma era stato appunto ammazzato, probabilmente per un delitto d’onore maturato nell’ambito di una famiglia patriarcale, nella Cosenza degli anni Ottanta. E per sentir condannare l’ex fidanzata Isabella Internò a sedici anni di carcere, per concorso in omicidio premeditato. Potrebbe sembrare la conclusione di uno dei non pochi, ma sicuramente più datati cold case italiani – ovviamente tenendo presente che comunque ci sono ancora due gradi di giudizio da affrontare – ma potrebbe essere invece la falla aperta in una vicenda più torbida, se possibile, di quello che possiamo immaginare: con un’inchiesta Bergamini bis altamente probabile, se non già aperta, nei confronti di una serie di protagonisti di questa maledetta storia, quasi tutti parenti o familiari della Internò. Su tutte, per ora, la posizione più complessa è quella del cugino Roberto Internò, figlio del fratello del padre di Isabella: per lui la Corte di Assise di Cosenza, ha disposto la trasmissione degli atti alla procura perché venga indagato per concorso in omicidio premeditato.
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Non va infatti dimenticato che la ex fidanzata di Denis, condannata martedì scorso, viene individuata come la mandante dell’efferato delitto commesso in concorso. Ma con chi? Mancano gli esecutori materiali dell’omicidio, coloro che hanno soffocato Denis e una volta morto o comunque in fin di vita, lo hanno adagiato in strada per inscenare il suicidio. L’inchiesta bis è sicuramente agli albori, ma potrebbe riservare spaccati di ricostruzione di quel maledetto 18 novembre 1989 rimasti un po’ sotto la cenere. E non coinvolgerà soltanto il cugino, ma anche altre sei persone, in questo caso con l’accusa di falsa testimonianza: Assunta Trezzi (madre dei fratelli Internò), Concetta Tenuta (madre di Isabella), Dino Pippo Internò (fratello di Roberto), Michelina Mazzuca (moglie di Roberto Internò), Luigi D’Ambrosio e per Raffaele Pisano, l’autista del camion che sormontò il corpo di Denis, che nel corso del processo ha fornito la quarta versione diversa su che cosa accaduto il 18 novembre di 35 anni fa, e su come avrebbe investito il corpo di Bergamini.
Tutti gli altri saranno probabilmente chiamati a chiarire le varie versioni che hanno raccontato nel corso degli anni sulla famosa cena di famiglia a Rende, proprio quel sabato di 35 anni fa. Cena che, è emerso chiaramente nel corso del processo davanti alla Corte di assise, sembra essere l’unico vero alibi per alcuni componenti della famiglia che sono sospettati di avere avuto un ruolo nella morte del calciatore. E dalle sommarie informazioni alle ricostruzioni fornite durante il processo, sarebbero emerse undici versioni diverse su chi era realmente presente e su che cosa era stato fatto. Contraddizioni messe in evidenza nella sua arringa da parte dell’avvocato Silvia Galeone, dello studio Anselmo.