FRANCESCO FRANCHELLA
Cronaca

Ogni prigione è un’isola: "Libertà e giustizia, ne abbiamo bisogno"

Il volume di Daria Bignardi verrà presentato domani al Libraccio "Via Piangipane, mi facevo domande su chi fosse chiuso lì dentro".

Ogni prigione è un’isola: "Libertà e giustizia, ne abbiamo bisogno"

Ogni prigione è un’isola: "Libertà e giustizia, ne abbiamo bisogno"

L’intelligenza di chi sa scrivere tenendo testa ai contenuti, rendendoli chiari e tangibili, riproponendo temi – e testi – ormai antichi in formule attuali. Che questione complessa, quella del carcere, da sempre affrontato nei testi di scrittori, poeti, intellettuali. Dallo Stilnovo alla Seconda Guerra Mondiale. Dalla prigionia d’amore a Gramsci, fino al poeta greco Ghiannis Ritsos, in ‘Pietre Ripetizioni Sbarre’ (1970): "E se maldestri / dovessero sembrarvi un giorno i nostri versi, / ricordate solo che furono scritti / sotto il naso delle guardie, / la baionetta puntata sempre alle costole". In modo diverso, alle costole di Daria Bignardi, giornalista ferrarese, c’era un libro che, prima di vederlo edito da Mondadori, era tanto un desiderio, quanto un’esigenza. Un libro sul carcere, sulla sua percezione del carcere. E non solo. Si intitola ‘Ogni prigione è un’isola’ e verrà presentato domani, 13 giugno, al Libraccio di Ferrara, alle 18.

Daria Bignardi, Ogni prigione è un’isola. Il titolo è un richiamo a John Donne: Nessun uomo è un’isola?

"Proprio così. E anche alla frase che mi dice a un certo punto del libro un agente di polizia penitenziaria".

Il libro l’ha scritto a Linosa. Perché proprio lì? Cosa ci ha trovato a Linosa?

"Linosa è la mia ultima cotta in fatto di isole. La prima fu Hvar quando avevo 13 anni, ci andai coi miei genitori e capii che sulle isole trovavo qualcosa che a Ferrara mi sfuggiva. Le nostre prospettive infinite, i filari di pioppi, gli argini, sono struggenti. In un’isola ci si illude di essere protetti".

‘Ogni prigione è un’isola’ è costruito molto anche sul parallelismo tra il carcere e la psicologia

"Tutti noi passiamo la vita a liberarci da qualcosa che ci imprigiona: paure, ideologie, legami tossici. Tutti noi abbiamo bisogno di libertà e di giustizia".

Ha scritto che cerca di scrivere questo libro da parecchio tempo. Da quanto?

"Da sempre forse. Da quando passavo da via Piangipane a Ferrara e mi facevo domande su chi fosse chiuso lì dentro. Il nostro maestro delle elementari Eros Benetti ci aveva raccontato che in quel carcere era stato rinchiuso anche Giorgio Bassani e io mi domandavo cosa c’entrasse uno scrittore con i cattivi, che a quell’epoca immaginavo fossero gli unici ospiti possibili di un carcere".

A Fanpage.it ha detto che il carcere è sessista. Spieghiamolo anche ai lettori del Carlino

"Per le donne il carcere è ancora più doloroso che per gli uomini, che spesso hanno fuori una donna, madre, sorella, fidanzata, amica, che si prende cura di loro, li pensa, scrive loro, manda loro i pacchi, va a trovarli. Mentre le donne in carcere spesso sono abbandonate dalla famiglia. La sofferenza per la separazione dai figli poi per le donne è devastante".

Nel libro cita anche Ferrara e l’Arginone. La situazione di sovraffollamento dell’Arginone è stata denunciata da numerosi sindacati. Come si può risolvere?

"Ci vorrebbe la volontà politica di farlo, e le risorse, ma il carcere non importa a nessuno perché non porta voti".

Quanto conta la cura del proprio carcere per una comunità?

"Le carceri, come gli ospedali e le scuole, sono per tutti, e di tutti".