Oggi alle 15, nella chiesa della Sacra Famiglia di via Bologna, saluteremo per l’ultima volta l’amico e collega Paolo Micalizzi. La cerimonia funebre verrà officiata da monsignor Massimo Manservigi. Chi scrive ha conosciuto Paolo oltre mezzo secolo fa, già allora “ammalato” di cinema e spettacoli. Frequentava la redazione del Carlino Ferrara, quando i nostri uffici erano in viale Cavour e la redazione, piccola e spesso sovraffollata da numerosi collaboratori, era diretta da Giorgio Guggi al quale, dopo poco, subentrò Giorgio Resca. Paolo, in quei lontani anni, si era creato il suo spazio. Qualsiasi attore, regista o cantante, difficilmente poteva sfuggire alle sue interviste: dalla schiva Mina, poco propensa a rilasciare interviste, al simpatico e chiacchierone Giorgio Gaber, dalla anticonformista e, all’epoca al centro della cronaca rosa, Tamara Baroni, all’attore e regista teatrale Mario Scaccia. Guai chi cercava di intromettersi nel suo settore! Era sempre informato, anche con buon anticipo, se nella nostra città avrebbero girato un film, un documentario o una serie TV. Era buon amico di registi e, chi scrive, ha potuto scattare foto sui set di “Amore amaro” di Florestano Vancini, “Delitti di Regime, il caso Don Minzoni” di Leandro Castellani, “Permette? Rocco Papaleo” di Ettore Scola (film che vide la partecipazione di Bertino Travagli, titolare del ristorante “La vecchia chitarra” di San Giorgio) e di tanti altri che in quegli anni usavano Ferrara e la sua provincia come set cinematografico. Il nome di Paolo Micalizzi ti facilitava l’accesso a questo mondo. Paolo era anche un instancabile organizzatore. A lui va il merito di aver promosso incontri e dibattiti sul cinema in cui venivano proiettati i primi film di autori ferraresi come ad esempio “Cronache di un amore” di Antonioni o uno dei primi documentari di Vancini “Tre canne un soldo” girato a Goro, per la fotografia di Antonio Sturla e le musiche di Benedetto Ghiglia. Insieme al commendatore Antonio Azzalli, instancabile presidente dell’Agis ferrarese, Paolo organizzava delle anteprime cinematografiche di film girati in città o nella nostra provincia. E il giorno dopo “musi lunghi” se non aveva visto nessuno della redazione all’evento. Con Paolo era assolutamente vietato parlare male o criticare la Montedison. Era, infatti all’ufficio stampa dello stabilimento di piazzale Donegani. Ciao Paolo, ricordo sempre con piacere, ed oggi con tanta emozione e un po’ di nostalgia, quel periodo in redazione. Armato della mia ora vecchia Nikon F2 ti seguivo e dovevo pure ascoltare i tuoi suggerimenti su inquadrature e momenti in cui scattare la foto che poi sarebbe andata ad illustrare una tua intervista o, come la chiamavi tu all’epoca, “colloquio”.
CronacaOggi l’addio a Micalizzi: "Una vita per il cinema, quanti ricordi al ’Carlino’"