REDAZIONE FERRARA

Occhi, mani e teste: Guercino e le incisioni

Tanti visitatori stanno scoprendo i manuali di disegno del pittore centese. Cavicchi: "Un incentivo per visitare la nostra città"

Raffaella Cavicchi, presidente della Fondazione Carice

Raffaella Cavicchi, presidente della Fondazione Carice

‘Occhi, bocche, teste, mani, piedi, braccia e torsi’. È la mostra allestita dalla Fondazione Cassa di Risparmio in San Lorenzo, che arricchisce l’esposizione ‘Guercino nuovo sguardo’. I visitatori stanno scoprendo i manuali del disegno del Guercino nelle raccolte di incisioni del Seicento, opere dalla collezione privata della Fondazione Carice, una selezione tratta da oltre 1.030 pezzi. "È l’occasione perfetta per mostrare alcune tra le incisioni più preziose e mai esposte a Cento – commenta la presidente Raffaella Cavicchi –. La Sala Blu non poteva rimanere vuota e dunque offriamo al visitatore e agli studiosi di Guercino, la possibilità di ammirare pezzi unici, un incentivo in più per venire a visitare Cento. Un ringraziamento particolare va a Fausto Gozzi e Valeria Tassinari per aver curato la mostra".

‘Occhi, bocche, teste, mani, piedi, braccia, e torsi’, citazione dalla nota biografia del Guercino del Malvasia, ben evoca l’importanza che lo studio dell’anatomia e delle singole figure aveva nella poetica del pittore seicentesco, attento all’osservazione del vero ma anche all’elaborazione di modelli. Da questa suggestione è nata una mostra dossier che attinge al ricchissimo patrimonio della Fondazione per valorizzare un nucleo particolarmente significativo della raccolta, dedicato agli incisori che hanno riprodotto i disegni che il Guercino stesso aveva realizzato e poi fatto tradurre a stampa dal noto incisore Oliviero Gatti, per ricavarne un manuale di modelli con ‘I principi del disegno’ a uso dei giovani artisti che frequentavano la sua Scuola del nudo, un sorta di accademia che l’artista, ancora giovane ma già affermato, aveva aperto a Cento nel 1616.

Diverse versioni di quelle immagini dettagli anatomici o teste di carattere, cioè prototipi di personaggi adattabili a diverse situazioni furono incise a bulino da numerosi autori nel tempo, e oggi offrono una testimonianza molto preziosa dell’apprezzamento e della diffusione che questi modelli didattici ebbero tra il Seicento e l’Ottocento, in un’epoca in cui, non esistendo ancora la fotografia, le incisioni venivano riprodotte e stampate, talvolta anche in grandi tirature, per essere studiate e collezionate dai tanti appassionati che, in questo modo, potevano assicurarsi l’opera di un autore importante a un prezzo molto contenuto. Strumento utile agli studiosi, che grazie alle stampe possono ricostruire anche l’esistenza di disegni perduti o non più noti, questi preziosi fogli offrono dunque al pubblico un’occasione di conoscenza e di apprezzamento di una tecnica che in passato ha avuto una significativa rilevanza.