È il crepuscolo di una stagione di gloria, di cui rimangono solo le vestigia ammainate sull’altare dell’irrilevanza. Ferrara è, per la prima volta nella storia, fuori dalla giunta regionale annunciata ieri mattina dal neo governatore, Michele De Pascale. La nostra provincia non avrà rappresentanti nell’esecutivo di viale Aldo Moro. Neanche il sottosegretario. Ruolo, quest’ultimo, che sarà ricoperto dalla fedelissima Manuela Rontini. Per il territorio che avrebbe bisogno assoluto di rappresentanza in virtù delle forti fragilità che lo caratterizzano, è uno smacco.
Paolo Calvano, assessore regionale uscente con la delega al Bilancio, sarà consigliere regionale. Così come lo sarà Marcella Zappaterra, che resta al suo posto in aula. Resta da capire se a qualcuno dei due verrà affidata la presidenza del gruppo. Carlotta Gaiani, la prima dei non eletti che ragionevolmente aveva già immaginato di poter lavorare a Bologna, resterà invece a Cento. I primi a essere "scottati" dallo smacco subito – dopo mesi e mesi di iniziative, passerelle e gare a chi otteneva un like (o una preferenza) in più – sono proprio i dem che parlano per bocca del segretario provinciale, Nicola Minarelli. "Siamo assolutamente insoddisfatti del fatto che Ferrara non abbia una rappresentanza in giunta regionale – scandisce in premessa – . Sia per il risultato ottenuto (il migliore per il Pd e il centrosinistra che dopo oltre 10 anni torna ad essere maggioranza in provincia) che per la qualità delle figure che potevamo e possiamo esprimere (a partire dall’assessore uscente che ringrazio per il lavoro svolto)". Questa ultima sottolineatura, è interessante politicamente. "Chiediamo al presidente – aggiunge il dem – di mantenere gli impegni presi in campagna elettorale concretizzando fin da subito scelte mirate a superare le fragilità del territorio ferrarese. Noi abbiamo dato il nostro contributo alla vittoria elettorale, adesso tocca a lui dimostrare che è in grado di passare dalle parole ai fatti". Una frecciatina non indifferente. Del resto, il Pd ferrarese ha raggranellato un risultato probabilmente al di sopra delle aspettative alle ultime regionali. Tuttavia, nel giudizio di de Pascale, è possibile che abbiano inciso più fattori. L’auspicabile uscita dall’ormai anacronistico duello Calvano-Zappaterra, finendo con l’onta lunga (si badi, è usato a ragion veduta) delle due sconfitte alle amministrative. Figlie di due campagne elettorali altrettanto negative. Anzi, drammatica, nel caso del 2024. Una lettura interessante sulle scelte di de Pascale, arriva dal sindaco Alan Fabbri. "Temo che la scelta di escludere Ferrara dalla Giunta – spiega – possa essere letta come un segnale verso il Pd ferrarese, già in passato poco considerato, specialmente dopo la vittoria del centrodestra nel 2019, e ora del tutto escluso dai vertici decisionali a seguito del catastrofico risultato elettorale di giugno. Mi auguro, nonostante questa scelta che il presidente de Pascale mantenga fede agli impegni presi in campagna elettorale, garantendo a Ferrara la considerazione che merita. Ferrara non può continuare ad essere trattata come una pedina in un triste gioco politico del Pd, una realtà che denuncio da anni e che, dopo queste nomine, sta diventando sempre più evidente". Anche il vicesindaco Alessandro Balboni dice la sua. "Auspicavo – dice – che almeno uno dei due rappresentanti ferraresi del Pd eletti, potesse ricevere un ruolo in Giunta. Ferrara avrebbe avuto un filo diretto con la Regione per portare avanti i dossier urgenti: infrastrutture, Zls, petrolchimico e crisi aziendali. L’unica chance di Ferrara per avere un assessore regionale era che Elena Ugolini venisse eletta presidente, in questo caso avrei avuto l’opportunità di sedere al suo fianco da assessore regionale e difendere gli interessi del nostro territorio".