Il 2025 è iniziato con un compleanno importante, i 228 anni della bandiera italiana, e in primavera vedrà celebrare l’80mo anniversario della Liberazione. Sono due momenti altamente simbolici della storia nazionale che trovano un comun denominatore nella nostra Costituzione. Al tricolore, simbolo delle lotte per l’unità e l’indipendenza del Risorgimento, è dedicato l’art. 12 della Carta. Il 25 aprile 1945, invece, è stato il “fondamento della Repubblica e presupposto della Costituzione” come ha ricordato il presidente Mattarella, nel tradizionale discorso di fine anno.
La bandiera tricolore fu dichiarata “vessillo di Stato” dall’assemblea della Repubblica Cispadana nel 1797, su iniziativa del deputato ferrarese Giuseppe Compagnoni. Una copia di quella storica bandiera è conservata nell’aula del Consiglio Comunale di Ferrara: ricorda a tutti che l’idea nazionale italiana è indissolubilmente legata ai valori di libertà, uguaglianza e fraternità che hanno inaugurato l’età moderna della democrazia in Occidente. Un legame rinnovato, tra il 1943 e il 1945, dagli uomini e dalle donne che scelsero di battersi contro l’occupazione nazista e gli epigoni della feroce dittatura fascista: siamo abituati a chiamarli partigiani ma loro si definivano “patrioti”.
Il vero “patriottismo della Costituzione” nasce dalla loro lotta e sacrificio: è bene non dimenticarlo dato che negli ultimi decenni, in Italia, si è cercato spesso di annacquare la carica ideale della Resistenza per inseguire la chimera di una memoria storica condivisa su quegli eventi. Non credo sia possibile e nemmeno auspicabile: solo la ricerca storica, fondata sull’analisi seria delle fonti e libera da pregiudizi ideologici, può aiutarci a comprendere gli aspetti più controversi del passato ed evitarne l’uso politico distorto a seconda delle convenienze o memorie di parte.
Recentemente il sen. Alberto Balboni, autorevole esponente della destra ferrarese, ha lanciato la proposta di “rinunciare alle dicotomie inutili e superate del passato in favore di un rinnovato patriottismo costituzionale”, suscitando un vivace dibattito sulla stampa locale. Per andare in quella direzione, tuttavia, servono gesti concreti e dal valore inequivocabile: il partito di Giorgia Meloni rimuova la fiamma tricolore dal simbolo e chiuda definitivamente le porte ai nostalgici di un passato fallimentare per l’Italia.
Tutte le forze politiche, invece, dovrebbero far propria la vera lezione di “patriottismo costituzionale” impartita a fine anno dal Presidente della Repubblica: oggi la nostra Patria appartiene anche a chi, avendo “origini in altri Paesi, ama l’Italia, ne fa propri i valori costituzionali e le leggi, ne vive appieno la quotidianità, e con il suo lavoro e con la sua sensibilità ne diventa parte e contribuisce ad arricchire la nostra comunità”.
Questa idea includente di “Patria”, aperta alla collaborazione con altri popoli e al rispetto della dignità umana, ha animato tanto il Risorgimento quanto la Resistenza, in antitesi a una idea esclusiva e distruttiva di primato nazionale. I partiti che oggi dichiarano di riconoscersi pienamente nei valori democratici e antifascisti della Costituzione partano da questa rinnovata consapevolezza per celebrare in modo unitario l’80mo anniversario della Liberazione, senza ipocrisie e polemiche di parte. Potrebbe essere un primo, fondamentale, passo per riavvicinare tanti giovani all’impegno politico.
consigliere Comunale PD