REDAZIONE FERRARA

Marco Polo, mille lingue e un ‘Milione’

A Unife l’evento dedicato all’autore e viaggiatore. Protagonisti i maggiori esperti di filologia e dialetti. .

Un ritratto di Marco Polo risalente al sedicesimo secolo

Un ritratto di Marco Polo risalente al sedicesimo secolo

Anche Ferrara celebra Marco Polo. Ricorrono, quest’anno, i settecento anni dalla morte dell’autore del Milione, un’opera in grado di influenzare le successive, fino al secolo scorso, con Italo Calvino. l’Università si inserisce nelle celebrazioni di questa ricorrenza e lo fa con un convegno internazionale, organizzato dai docenti del dipartimento di Studi umanistici, Giuseppe Mascherpa e Fabio Romanini, dal titolo ‘Lingue e libri del Milione’. L’appuntamento è per domani a partire dalle 14 e proseguirà martedì dalle 9, per terminare alle 13.30 con un pranzo al buffet, sempre nell’aula magna del dipartimento, in via Paradiso 12. Parteciperanno molti tra i maggiori esperti mondiali della lingua e della filologia del Milione di Marco Polo, tra cui Eugenio Burgio e Samuela Simion, curatori della più recente pubblicazione in questo campo, ovvero ‘Marco Polo. Storia e mito di un viaggio e di un libro’ edito da Carrocci e uscito giusto quest’anno.

"La straordinaria fortuna del Devisement dou monde di Marco Polo e Rustichello da Pisa presso un pubblico vasto e variegato – recita l’abstract del convegno – si riflette nell’accentuato multilinguismo della sua tradizione testuale". Un mosaico di stratificato di lingue, materiale di studio per i filologi di ogni epoca: "Come è infatti ben noto, la stesura originale in un francese venato d’italianismi ha lasciato nella tradizione soltanto poche, benché autorevoli, tracce dirette di sé, cedendo il campo fin da subito, cioè fin dall’inizio del XIV secolo, alle lingue dei traduttori, molto spesso anche rimaneggiatori, che di volta in volta hanno trasposto e adattato il testo ad uso delle specifiche platee di lettori alle quali si rivolgevano, ben differenziate sul piano geografico non meno che su quello socio- culturale". Dal lombardicus al veneziano, dal toscano dei mercanti all’italiano "bembesco" di Ramusio, solo in Italia. E, fuori d’Italia, "il buon francese", il catalano, il castigliano, il tedesco… "fino naturalmente al latino della Chiesa e della comunità scientifica". Si tratta di un vero "caleidoscopio di idiomi che ha caratterizzato la ricezione e l’appropriazione dell’opera di Marco Polo e Rustichello da Pisa in Italia e in Europa" e che – com’è naturale che sia – "costituisce per gli specialisti del Devisement un campo di ricerca privilegiato, il cui continuo scavo può condurre ad acquisizioni importanti non soltanto nell’ambito storico-linguistico e dialettologico, ma anche – e forse soprattutto – in quelli traduttologico, ricezionale e filologico-testuale".

Francesco Franchella