E’ nata in Argentina ma ha vissuto a lungo a Ferrara. Ed è diventata una grande fotografa internazionale. Stiamo parlando di Marcela Grassi che giovedì, a Barcellona, riceverà il Premio Lux, l’equivalente di un Oscar nel campo della fotografia. L’abbiamo raggiunta al telefono a Londra dove vive e da cui ci racconta dei suoi successi, della sua vita e del suo rapporto con Ferrara, strettissimo visto anche che il padre ci vive e lavora.
Marcela, lei non è una fotografa "generica" ma è una specialista in un settore particolare.
"Sì, mi occupo di architettura e design. Lavoro con i professionisti di questi settori ma anche con aziende nel campo delle costruzioni e dell’arredamento". C’è un po’ della nostra Ferrara nel premio che lei riceverà.
"E’ vero. La foto vincitrice è stata scelta fra le dodici che facevano parte di un servizio, pubblicato dalla rivista Interni, che ho fatto sullo studio di Benedetta Tagliabue, lo stesso architetto che ha progettato la chiesa di San Giacomo all’Arginone di Ferrara, inaugurata tre anni fa (a proposito: splendido è il servizio fotografico realizzato per San Giacomo dalla Grassi ndr). E’ un’opera che amo profondamente".
Quanto tempo ha abitato a Ferrara?
"Più di dieci anni, dal ’90 fin oltre il 2000. Avevo 8 anni quando arrivai con i miei. Prendemmo casa prima nella zona via Frutteti e poi in Gioco del Pallone. Ho frequentato il ’Dosso Dossi’, poi la facoltà di Architettura dell’Università di Ferrara, in via Ghiara, dove ho conosciuto giovani di ogni parte d’Italia; un periodo entusiasmante".
Dico "Ferrara" e lei a cosa la associa?
"Alla bicicletta, alla libertà, alla serenità. Adoro profondamente la città, dove ho davvero trascorso anni belli".
Intanto cominciava ad amare la fotografia…
"Mio nonno e mio padre (aggiusta microscopi e ha una grande passione per gli aerei ndr) riparavano macchine fotografiche. Un giorno me ne regalarono una. La passione cominciò di lì".
E oggi scatta foto in ogni parte del mondo.
"Vado dove mi chiamano. A cercare la bellezza, la poesia, che si possono trovare in ogni situazione. Ma non scatto subito, mi ci vuole un po’. Prima devo inserirmi nell’ambiente, "leggerlo", capirlo, farlo mio".
Ci descriva la foto con la quale ha vinto questo prestigioso premio.
"Rappresenta tre finestre con una luce calda in mezzo e un giovane che sta facendo un plastico da architetto. Vuole rappresentare la quotidianità e l’artigianalità".