Ferrara, 2 dicembre 2022 – Una strada cosparsa di ghiaia che parte da via Pomposa e si addentra nella campagna, via Pignare; la svolta a sinistra lungo un sentiero sterrato che fa una curva ed entra nel cortile di una casa; sul muretto un numero civico sbiadito per la nebbia del tempo. Il cane – un maremmano bianco – abbaia in un recinto; la statua di padre Pio che sembra guardare severo tra le piante. Da lì è partito l’altra sera Manuel Lorenzo Ntube, 16 anni, le parole sempre più lontane della madre che lo supplicava di stare attento con quella bicicletta. E’ stata l’ultima volta che Sabrina Buzzoni, 50 anni, ha visto suo figlio. Poi mai più.
Incidente di Manuel Ntube, l'amico si è svegliato
"Il destino non ha voluto che diventasse un campione, un campione dal pallone", dice, una felpa scura, gli occhiali, mentre scosta la tenda della porta per invitare ad entrare nel soggiorno.
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L'altra tragedia:
Come ha saputo quello che era successo?
"Mio figlio non tornava a casa, era molto tardi. Così mi sono messa a cercarlo, sono stata in giro per ore. Sono andata anche a Quartesana, ho chiesto ovunque. Non sapevo dove fosse andato, ero preoccupata. Sempre più preoccupata"
Così è andata in via Pomposa?
"No, mentre cercavo di capire, mentre cercavo di trovare una ragione alla sua assenza mi è arrivata una telefonata. Era una mia amica. E’ stata lei che mi ha detto che c’era stato un incidente in via Pomposa, che era morto un ragazzo giovanissimo. I vestiti, la bicicletta. Ho sentito che dentro di me stava morendo qualcosa. Sono andata in via Pomposa, ma ormai c’erano solo i segni lungo la strada livida per la notte. Allora sono andata all’ospedale Sant’Anna di Cona, ma non volevano farmi vedere il suo corpo"
Perché suo figlio era in giro in bici a quell’ora, c’era un compleanno. Aveva appuntamento con gli amici?
"No, era uscito per fare un giro. Non c’era alcuna occasione particolare, con le loro bici andavano a trovare qualche amico, tra Codrea e Quartesana. Tutto qui"
Non aveva paura, un ragazzo in giro con il buio, la notte, a quell’ora?
"Non so quante volte ho detto, ’Manuel, stai attento. Non andare via in bicicletta con il buio, le strade sono pericolose’. Ma i ragazzi a quell’età non ti ascoltano. E’ difficile, tanto difficile per un genitore essere ascoltato, riuscire a convincere"
Giocava a calcio...
"Sì, nell’under 17 del Padova. Aveva anche giocato nell’Olimpia Quartesana. La società diceva che era bravo, molto bravo. Il destino non ha voluto"
I compagni di scuola faranno qualcosa per ricordarlo?
"Frequentava la seconda B dell’istituto Einaudi, sono rimasti sotto choc. Hanno osservato un minuto di silenzio a scuola, non so se faranno qualche altra iniziativa per non dimenticare un ragazzo che era così buono. Tutti gli volevano bene"
La bicicletta aveva le luci?
"La nostra bici non mi pare, non so se le avesse quella del ragazzo che era con lui. Non riesco a capire come mai quando hanno sentito l’auto arrivare non si siano scansati in qualche modo". Saluta con un lieve cenno della mano, scompare dietro la porta che si chiude. In casa sono rimasti soli. La mamma di Manuel con la sorella Melissa e il fratello Michael. Soli con il loro dolore e quell’urlo straziante di un ragazzo che ha perso il fratellino.