
Claudio Casaroli. , presidente provinciale della Fimmg
In gergo burocratico si chiamano "incarichi vacanti", nella sostanza si tratta dei medici che mancano sul territorio. Le cosiddette ‘zone carenti’. Nella nostra provincia, secondo quanto emerge dai dati diffusi dalla Regione, sul territorio mancherebbero qualcosa come 105 unità. L’ammanco più rilevante, si registra nell’ambito territoriale compreso tra i comuni di Ferrara, Masi Torello e Voghiera con trentanove sanitari, nove nel distretto centese, un’altra decina fra Copparo, Riva del Po e Tresignana. Insomma, i numeri che arrivano da viale Aldo Moro (riferiti agli incarichi vacanti del ruolo unico di assistenza primaria erogato dall’Ausl), sono piuttosto alti. L’assenza di oltre cento sanitari sul territorio è piuttosto eloquente.
A ridimensionare le proporzioni delle mancanze, puntando il dito contro il metodo con il quale la Regione ha svolto questo report è il presidente provinciale della Fimmg (Federazione italiana di medici di medicina generale), Claudio Casaroli. "È fuori discussione che, sul nostro territorio, manchino dei medici nelle associazioni funzionali territoriali. Ma non stiamo parlando di oltre cento unità. Sono molti meno". La sovrastima fatta dagli uffici regionali, dalla prospettiva del sindacalista dei sanitari, deriverebbe dal fatto che nel computo non siano stati considerati tutti i professionisti – già operativi – che potrebbero essere inseriti nel ruolo unico di assistenza primaria con l’Ausl territoriale. "La Regione non ha computato, prendendo in considerazione le carenze, che sul territorio ci sono tanti professionisti che potrebbero essere inseriti nel ruolo unico. Questo non è per nulla rispettoso delle tante professionalità e, a conti fatti, neanche verso i cittadini". Perché, dice Casaroli, "l’obiettivo di viale Aldo Moro è quello di aprire delle nuove convenzioni". Questo misunderstanding sul piano numerico, deriva dal fatto che "il decisore politico regionale non ci ha coinvolti nel percorso di individuazione delle zone carenti. E questi sono i risultati".
C’è poi un altro punto che il medico eccepisce. E riguarda la popolazione che gli uffici regionali hanno preso in considerazione nel computo delle carenze. "La sproporzione indicata dalla Regione – prosegue – è legata al fatto di aver considerato, nel calcolo dei pazienti che fanno riferimento alle Aft, la popolazione pediatrica. Un errore metodologico che fa lievitare i numeri delle mancanze". A proposito del modello Aft, dopo un excursus nel quale Casaroli torna a più riprese sui "gravi ritardi" nell’arrivare a regime, il medico conclude. "Le Aft, che prevedono la presenza di un medico ogni 1.200 abitanti a fronte di una popolazione di trentamila – dice – possono anche funzionare. Ma i numeri indicati dalla Regione segnalano un’assenza di visione sulla medicina territoriale da parte del decisore politico".