Botte, insulti, lancio di oggetti e la minaccia di portarle via il figlio. Secondo le accuse, quell’uomo aveva reso la vita della compagna un vero e proprio inferno. Contestazioni pesanti, che sono costate una stangata a un nordafricano di 29 anni. L’uomo, imputato di maltrattamenti in famiglia, è stato infatti condannato ieri pomeriggio a tre anni e mezzo di reclusione. La sentenza è arrivata dopo un’udienza dedicata all’audizione degli ultimi testimoni. Poi, ascoltata la requisitoria del pubblico ministero Ciro Alberto Savino e l’arringa del difensore dell’imputato, nel pomeriggio i giudici hanno emesso il proprio verdetto.
I fatti in questione si sarebbero verificati a partire dal dicembre del 2023 in un paese della provincia. Gli episodi contestati al giovane straniero sarebbero avvenuti sia nel corso della relazione intrattenuta con la persona offesa che nel periodo successivo, dopo essersi lasciati. Secondo le accuse, l’uomo avrebbe tenuto comportamenti violenti e intimidatori, al punto da trasformare l’esistenza della giovane in un incubo. In più occasioni, al culmine di litigi l’avrebbe colpita con calci e pugni e le avrebbe scagliato contro alcuni oggetti. Aggressioni che, in alcune occasioni, avrebbero provocato alla malcapitata ferite e contusioni. L’imputato avrebbe inoltre danneggiato oggetti e suppellettili della casa, arrivando anche a sfondare una porta. A tutto questo si aggiungono minacce e insulti a ripetizione. Tra gli episodi contestati figura anche la minaccia di portarle via il primogenito quando la donna ha manifestato l’intenzione di interrompere una gravidanza. Un vortice di soprusi interrotto soltanto dalla denuncia che è stata all’origine del processo giunto ieri alla fase conclusiva. Nella precedente udienza l’imputato (ora agli arresti domiciliari) aveva spiegato la propria verità, arrivando a dire di essere finito al centro di un complotto ordito ai suoi danni. Una versione che, evidentemente, non ha convinto i giudici.