FEDERICO MALAVASI
Cronaca

Mafia nigeriana, l’Appello. La richiesta della procura: "Confermate la condanna per i membri dei Vikings"

Ieri la prima udienza del processo di secondo grado, sedici gli imputati. Stessa richiesta da parte dei legali di parte civile, il Comune e una vittima. Mercoledì prossimo le difese. L’assessore Lodi: "La battaglia più importante".

Mafia nigeriana, l’Appello. La richiesta della procura: "Confermate la condanna per i membri dei Vikings"

Emmanuel Okenwa, alias Dj Boogye, è considerato uno dei boss dei Vikings

Gli oltre 230 anni di carcere inflitti in primo grado a dj Boogye e soci devono essere confermati anche in Appello. A insistere perché la sentenza rimanga immutata è il procuratore generale Stefano Orsi che, ieri mattina, ha tenuto la propria requisitoria durante la prima udienza del secondo grado del processo mafia nigeriana. Parole di pietra, pronunciate davanti a tutti gli imputati collegati in videoconferenza dalle carceri in cui sono reclusi.

Alla sbarra sedici imputati tra capi e ‘soldati’. Tra loro Emmanuel Okenwa, alias dj Boogye, ritenuto una delle figure apicali del clan, e i boss Anthony Odianose detto Ubeba, Albert Emmanuel detto Ratty e Abubakar Shaka detto Chako. A seguire una serie di altri presunti affiliati al clan Arobaga-Vikings, alcuni dei quali già noti per il tentato omicidio di via Olimpia Morata, il raid a colpi di machete ai danni di una figura di spicco del clan rivale degli Eiye che permise a procura e polizia di Stato di sollevare il velo sul gruppo criminale che controllava lo spaccio di droga nella zona della stazione.

In primo grado, si diceva, il tribunale ha emesso condanne per oltre due secoli di reclusione. Alla richiesta di conferma della stangata (pene dai nove ai 22 anni di galera) si sono associati anche i difensori delle parti civili, l’avvocato Giacomo Forlani per il Comune e l’avvocato Enrico Segala per Florence Ahaku, la venditrice ambulante vittima di estorsione da parte del clan il quale, secondo l’impianto accusatorio, le avrebbe chiesto il pizzo per permetterle di continuare a svolgere la sua attività di commercio di bibite e vestiti. L’udienza è stata poi aggiornata a mercoledì prossimo, quando inizieranno le arringhe dei difensori degli imputati. La corte ha poi fissato una terza udienza per venerdì prossimo, giorno in cui è attesa la sentenza.

"Per noi è fondamentale andare avanti – ha commentato l’assessore alla sicurezza Nicola Lodi al termine dell’udienza –, perché questa è una delle battaglie più importanti: è importante per noi, ma soprattutto per tutti i cittadini ferraresi, che meritano la verità, e per un intero quartiere tenuto sotto scacco per anni da un’organizzazione criminale. Chiediamo la conferma della sentenza di primo grado perché vogliamo che ci sia giustizia, una volta per tutte, per quello che è accaduto a Ferrara sotto gli occhi di tutti. Sono stati anni bui – ha aggiunto –: tutti noi stiamo ancora pagando lo scotto di politiche di accoglienza indiscriminata e del ‘lasciar fare’. Il risultato è stato che più clan sono riusciti non solo a radicarsi sul territorio, ma anche a governarlo indisturbati".

Il caso, come anticipato, tornerà in aula mercoledì prossimo per lasciare la parola ai difensori degli imputati che cercheranno di scardinare l’impianto accusatorio, soprattutto per quanto riguarda la principale e più pesante contestazione di associazione a delinquere di stampo mafioso.