FEDERICO
Cronaca

Mafia nigeriana in aula L’ex prefetto Tortora: "Un gruppo criminale controllava il Gad"

Sentito durante il processo l’allora rappresentante del Governo: "Sapevamo dell’esistenza di un’organizzazione che dominava la zona. Era pericolosa e radicata, mai sottovalutata dalle forze di polizia".

Mafia nigeriana in aula L’ex prefetto Tortora: "Un gruppo criminale controllava il Gad"

di Federico

Malavasi

"Sapevamo che al Gad c’era un’organizzazione criminale pericolosa e radicata. Non sapevamo se avesse i requisiti di un’associazione mafiosa, ma stabilirlo è compito che spetta alla polizia giudiziaria. Il fenomeno non venne però sottovalutato e lo sforzo delle forze dell’ordine fu massimo". A parlare è Michele Tortora, prefetto di Ferrara dal 2013 al 2017. L’ex rappresentante del governo è stato sentito come testimone ieri mattina in tribunale, durante l’udienza del processo che vede alla sbarra il clan nigeriano degli Arobaga Vikings, ritenuto dagli inquirenti di stampo mafioso.

Le parole di Tortora sono importanti perché, pur non entrando nel merito della qualificazione dell’organizzazione a delinquere, certificano il fatto che durante il suo mandato (e quindi ben prima delle grandi operazioni che misero sotto scacco le bande nigeriane che spadroneggiavano in zona stazione) le istituzioni avessero consapevolezza di quello che stava accadendo nel quartiere. E cioè che in quell’area esisteva un contesto criminale organizzato e difficilmente aggredibile nonostante l’impegno e i servizi delle forze di polizia. L’ex prefetto ha parlato di un fenomeno "preoccupante" e spesso al centro delle riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. "In quella zona – ha affermato Tortora rispondendo alle domande di avvocati e pubblico ministero – c’era una piazza di spaccio all’aperto che cercavamo di contrastare con servizi straordinari, anche con personale" proveniente da fuori Ferrara. L’organizzazione nigeriana, ha puntualizzato l’ex inquilino di palazzo Giulio d’Este, "controllava il territorio. Abbiamo avuto segnalazioni di risse per il controllo dell’area di spaccio, soprattutto vicino al Grattacielo". La testimonianza di Tortora si sposta poi sulla situazione che si viveva all’epoca nel quartiere. "Ho ricevuto rappresentanti di associazioni che lamentavano degrado – ha ricordato –. La situazione in Gad era particolarmente preoccupante, forse la più preoccupante che abbia mai incontrato nella mia esperienza da prefetto".

L’altra testimonianza in calendario nell’udienza di ieri è stata quella di Stefano Pontesilli, ex ambasciatore italiano in Nigeria. L’esame del diplomatico si è concentrato principalmente sui cosiddetti Cult, le confraternite nigeriane tra le quali figurano anche i Vikings. "I Cult esistono e alcuni di essi sono ufficialmente riconosciuti come organizzazioni criminali – ha detto –. Altri invece non sono vietati dalla legge, perché si presentano come confraternite o come società senza fine di lucro". Al di là di questa panoramica, l’ambasciatore ha spiegato come sia "difficile tracciare un confine tra legalità e illegalità" quando si parla di tali associazioni. "Sono simili alle organizzazioni criminali del nostro Paese – ha aggiunto –, che in situazioni di degrado si sostituiscono alle istituzioni" esercitando "funzioni di giustizia e ordine laddove lo Stato manca". Non solo. I Cult, ha precisato Pontesilli, "fanno paura e la gente accetta i loro soprusi un po’ per timore e un po’ per scarsa fiducia nelle forze dell’ordine". Su un punto, il diplomatico non ha dubbi. "Un nigeriano non può non sapere della loro esistenza – ha dichiarato –, anche se si può non essere a conoscenza di tutto quello che fanno". L’esame dell’ambasciatore si è infine soffermato su una lettera inviata al suo ufficio da un esponente di un Cult (non quello dei Vikings) per chiedere un risarcimento al governo italiano per la sua presunta ingiusta detenzione.

La prossima udienza del processo alla mafia nigeriana è fissata per mercoledì prossimo. In programma ci sono gli ultimi testi delle difese, dopodiché verrà chiusa l’istruttoria. Nelle udienze successive si arriverà finalmente alla fase della discussione.