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In un mese nel telefono della minorenne sono stati trovati “oltre 10mila messaggi", molti “di natura sessuale”
Ferrara, 30 gennaio 2025 – “Voglio, anzi pretendo, che quel professore venga immediatamente tolto dalla classe di mia figlia. Tolto da tutta la scuola. E che non abbia più a che fare con minorenni”. Non ha più lacrime Anna (il nome è di fantasia, ndr), l’uragano che le urla dentro è fatto di rabbia, incredulità, sbigottimento. “E poi – chiosa – ti dicono che devi denunciare...”. Lei è la mamma di una ragazzina (di età inferiore ai 14 anni) di una scuola secondaria ferrarese di primo grado vittima di uno dei suoi docenti (48 anni), indagato per adescamento di minori. In un mese, così le indagini, dal 7 novembre al 16 dicembre, nel suo telefono sono stati trovati “oltre 10mila messaggi” con la giovane, molti “di natura sessuale”.
Anna, quando inizia questo incubo?
“Il 4 dicembre quando scopro, per puro caso, la chat nel telefono di mia figlia. Non ci volevo credere, era un qualcosa di surreale, stavo per svenire”.
E sua figlia?
“Mamma, mi diceva, stai tranquilla, non è successo nulla. Per lei era quasi normale, lui le dava importanza, si dimostrava protettivo, la riempiva di complimenti. L’ha soggiogata, è poco più di una bimba”.
Dopo la denuncia ai carabinieri, non è mai andata a parlare con la scuola?
“Lo stavo per fare mille volte, l’avvocato (Simone Bianchi, ndr) mi ha fermato dicendo di mantenere la calma, anche se era quasi impossibile, e attendere l’esito delle indagini per evitare di inquinarle. Ha avuto ragione, in un mese la Procura di Bologna ha chiuso tutto. A differenza di altri...”.
Ad esempio la scuola?
“Vergognoso l’atteggiamento di tutta l’istituzione scolastica, ad oggi quel docente insegna ancora non solo in quella scuola, ma soprattutto ogni giorno nella classe di mia figlia. Vergognoso. Nessuno ha mai pensato che sarebbe stato il caso di trasferirlo? Quelle chat, come scrivono gli inquirenti, sono inequivocabili”.
L’Ufficio scolastico regionale ieri “rassicurava”, dicendo che “nella classe c’è stata una compresenza con altri docenti per evitare problemi” e che non vi sarebbe stata “nessuna turbativa dell’ambiente, costantemente presidiato dal dirigente scolastico d’intesa con l’Uat di Ferrara”. Cosa risponde?
“Chiedo a questi signori: questo vuol dire proteggere una minorenne? Questo vuol dire tutelarla, continuando a mandarle in classe il prof che la adescava seppur accompagnato da una insegnante di sostegno? Se in quella classe ci fosse stato un loro figlio, cosa penserebbero dell’istituzione scuola?”.
Prima di quelle dichiarazioni, proprio al Carlino il Provveditorato ferrarese, con un messaggino whatsapp, aveva scritto di aver saputo della vicenda solo dalla lettura del giornale (il primo articolo è martedì).
“La scuola sapeva dell’inchiesta fin dal 16 dicembre, giorno della perquisizione dei carabinieri nel plesso alla presenza del professore indagato e di un dirigente pro tempore. Di cosa parliamo dunque?”.
L’ufficio regionale smentisce gli uffici territoriali...
“Esattamente. Ripeto, questa si chiama tutela?”.
Con il docente ha mai parlato?
“Solo il mio compagno, il giorno dei colloqui. Andò lui, io non me la sentivo. Il prof era agitato, sudava e continuava a dire, senza che nessuno gli chiedesse nulla, che non era un pedofilo. Ma non ha mai risposto all’unica domanda che gli fece il mio compagno, cioè come andava mia figlia a scuola”.