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Cronaca

Lotta contro Hiv e Aids: "Nuove diagnosi stabili, seguiamo 680 pazienti. Ma i decessi sono in calo"

Daniela Segala, medico e ricercatrice del dipartimento di medicina traslazionale: "È vero che non si guarisce ma la terapia ha effetti positivi sulla persona, che riesce a condurre una vita paragonabile a quella di chi non ha il virus".

Bianchini

Tutti abbiamo visto almeno una volta la vecchia pubblicità in cui un alone viola circonda persone con Hiv. Lo scopo doveva essere informativo, invece non ha fatto altro che alimentare lo stigma verso chi vive con questa infezione. A spiegare, in occasione della giornata mondiale per la lotta contro Hiv e AIDS, come è oggi realmente la situazione è Daniela Segala, medico e ricercatrice del dipartimento di medicina traslazionale e per la romagna di Unife, in convenzione con l’ambulatorio della sezione hiv aids dell’unità operativa complessa di malattie infettive e immunodeficienze virali.

"È vero che non si guarisce - così Segala-, ma la terapia non solo ha effetti straordinariamente positivi sulla persona, che riesce a condurre una vita paragonabile a quella delle persone che non presentano il virus, con una terapia efficace e personalizzata, ma il paziente che assume correttamente la terapia, che ha efficacia piena, non ha più virus circolante nel sangue, per cui non può trasmetterlo". "Questa condizione - continua - è indicata con U=U, undetectable = untransmittable, che significa che se l’analisi non rileva la presenza del virus nel sangue la persona non può trasmettere l’infezione".

Fare prevenzione e screening non è importante solo per prendere in tempo la malattia ed avere una qualità della vita pressoché simile a quella di una persone che non ha il virus, ma anche per la prevenzione di comunità. Le possibilità e le misure di prevenzione si distinguono in due parti: una informativa per sensibilizzare a buone pratiche agli screening, a cui si uniscono misure interventistiche, la Prep, profilassi pre esposizione, un farmaco che si assume prima del contatto a rischio e la Pep, profilassi post esposizione, da prendere invece dopo.

"Nei comportamenti a rischio - illustra Daniela Segala - rientrano oltre ai rapporti sessuali non protetti, anche infortuni a rischio biologico, sanitari che entrano a contatto con sangue infetto. È importante sapere che il virus si trasmette attraverso le mucose, quindi con rapporti non protetti, e tramite il contatto con sangue infetto, ma questo deve essere fresco e visibile". La profilassi post esposizione può essere assunta entro 48 ore dal comportamento a rischio con una prescrizione del pronto soccorso.

Per quanto riguarda invece la Prep l’ambulatorio di Ferrara segue 70 pazienti, numero in grande aumento, vista anche l’introduzione della rimborsabilità: nel 2021 erano 13, nel 2022 54, con una lunga lista di prenotazioni. L’ambulatorio gestisce i pazienti che vivono con infezione da hiv della provincia di Ferrara ed anche molte persone da fuori e si occupa anche di prevenzione e screening ad accesso libero per eseguire un test che rileva hiv e altre infezioni sessualmente trasmissibili, senza nessuna impegnativa, gratuito e possibile anche in anonimato, ricordando che i dati sono sempre coperti da privacy e non vengono caricati sul fascicolo sanitario né inviati, ma consegnati a mano al paziente, che in caso di necessità può avere un supporto di counseling ed essere indirizzato ai servizi del territorio.

"Le nuove diagnosi sono tendenzialmente stabili - spiega l’infettivologa -, 10 lo scorso anno e 10 ad oggi, 680 circa i pazienti Hiv positivi che seguiamo, con aumento costante relativo alle nuove diagnosi e a persone che si trasferiscono dagli altri centri, 35 in più rispetto a due anni fa. I decessi sono leggermente in calo, 7 nel 2021, 9 nel 2022 e 4 ad oggi, a testimonianza che la cura funziona e che è fondamentale".