NICOLA BIANCHI
Cronaca

Lite tra guardie giurate. Uccide collega e fugge. Poi lo schianto: arrestato

Dal Mugello a Ferrara, il 41enne tenta anche una rapina. Poi la confessione: "Ho sepolto nel fango sotto un viadotto".

La vittima era Federico Perissi, 45 anni, guardia giurata impegnata nel sindacato

La vittima era Federico Perissi, 45 anni, guardia giurata impegnata nel sindacato

e Pietro Mecarozzi

L’orrore e il sangue. Poi la fuga sull’auto rubata alla sua preda, lo schianto in A13, la corsa a piedi nudi tra i campi impantanati. Infine la resa. Ore di ordinaria follia, quelle di Mor N’Diaye, 41 anni senegalese di Campi Bisenzio, ex campione di Mma, in un viaggio all’inferno tra il Mugello e Ferrara, con mani e vestiti inzuppati del sangue del collega Federico Perissi, 45enne vigilantes di Firenze, trucidato e sepolto sotto un cavalcavia nella zona del lago di Bilancino. Domenica sera, Firenze: Perissi e N’Diaye partono a bordo della Yaris rossa intestata al primo. Ma qualcosa non torna: il vigilantes toscano è insospettito dai comportamenti del collega. La macchina si ferma nei pressi del lago di Bilancino, a Barberino del Mugello. La lite sfocia in un’aggressione letale. N’Diaye, secondo le ricostruzioni della Mobile di Firenze e Ferrara, sferra due colpi sulla testa di Perissi con una scacciacani. Poi lo trascina sotto un pilone del sottopasso e lo finisce con una pietra. Tutto ripreso dalla dash cam sul parabrezza dell’auto. Sopra il cadavere nel fango, infine, getterà sacchi di plastica e detriti. L’orrore tra le 22 e la mezzanotte di domenica, eppoi un buco di diverse ore fino alle 6.50 di lunedì quando, a 120 chilometri di distanza, sull’A13 tra i caselli di Ferrara Sud e Nord, la Yaris rispunta in una scarpata dopo un tamponamento. Un testimone vede uscire dalla carcassa di lamiere un "uomo di 1.90, scalzo e seminudo" in fuga tra i campi: è Mor N’Diaye, cammina per un paio di chilometri, si intrufola negli spogliatoi di una piscina alle porte di Ferrara, ruba scarpe e indumenti, poi si nasconde qualche ore in una delle tende allestite nel parcheggio del Decathlon.

Alle 9.30 il lupo ferito tenta un ultimo blitz, serve un’auto per fuggire. Sceglie una donna, la punta per rubarle le chiavi, ma ecco la polizia. Manette per furto, tentata rapina ed evasione dai domiciliari per un tentativo di sequestro. Portato in ospedale per le ferite, confessa lo schianto poi, messo alle strette per l’auto intestata a Perissi e soprattutto a due sue carte di credito trovate nelle tasche dell’omicida, N’Diaye crolla. "Sì, l’ho ucciso io e il corpo è laggiù". Sotto il cavalcavia del Bilancino, dove i rigagnoli di sangue allungati dalla pioggia mostrano i segni della notte di follia.