FEDERICO DI BISCEGLIE
Cronaca

Linguaggio e violenza di genere. La maggioranza discute e si astiene. Passa la mozione della minoranza

L’ok dopo una lunga discussione sulla necessità di adottare un eloquio rispettoso delle consigliere. Marchi (M5S): "Io, attaccata personalmente". Mondini (Fd’I): "Serve un impegno da parte di tutti".

Una visuale dell’aula del Consiglio Comunale (foto Businesspress)

Una visuale dell’aula del Consiglio Comunale (foto Businesspress)

L’orientamento dei gruppi di maggioranza – al netto della civica di Fabbri – era emerso più o meno chiaramente durante la discussione. Alla fine, la mozione promossa dai gruppi di minoranza sull’"uso del linguaggio istituzionale" passa. In virtù, appunto, delle astensioni di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Prende il nome di “mozione Marchi“ benché tra i firmatari ci fossero tutti i capigruppo della minoranza. Non passa, invece, il ’correttivo’ proposto con una risoluzione dal capogruppo della civica, Francesco Rendine. L’obiettivo del documento, come peraltro più volte sottolineato dalla pentastellata Marzia Marchi è quello di impegnare Giunta e Consiglio a "attenersi a valutazioni di carattere tecnico e politico evitando considerazioni attinenti alle caratteristiche della persona, in special modo qualora la stessa sia di sesso femminile" e a "adottare un linguaggio non discriminante, rispettoso dell’identità di genere, identificando sia il soggetto femminile che il maschile in atti amministrativi e corrispondenza, denominazioni di incarichi, funzioni politiche ed amministrative". Non è servita la difesa di Rendine che ha dichiarato di non aver mai "adoperato frasi sessiste", quanto più di essersi spinto in considerazioni di "carattere politico" e sulla "preparazione dei consiglieri comunali". Per lui la mozione della minoranza rappresenta "un modo per spostare i problemi" e la "dimostrazione che la sinistra è finita". Battagliera la replica della dem, Sara Conforti. "La risoluzione di Rendine – scandisce – è inaccettabile. Abbiamo registrato, in questi mesi, diverse mancanze di rispetto in particolare nei confronti delle consigliere di opposizione". Per Francesco Levato (FI) il documento è "una limitazione alla libertà di espressione dei consiglieri". La consigliera di Fratelli d’Italia, Camilla Mondini replica garbatamente che anche a lei, giovane consigliera di destra, "sono stati spesso rivolte espressioni profondamente irrispettose". Per cui l’impegno contro la violenza di genere – esorta – "deve essere da parte di tutti". Il capogruppo Fabio Anselmo rilancia sulla necessità di "uno scatto culturale" perché l’atto in discussione in Consiglio deve "rappresentare un impegno anche fuori dall’aula, per tutti coloro che hanno impegni pubblici". Il vicesindaco Alessandro Balboni, con risoluto garbo, richiede uno sforzo di memoria a chi non c’era "ai tempi del Tagliani bis". "Lo scontro politico – spiega – era spesso molto aspro e con toni decisi. Ma mai ci siamo sognati di avanzare richieste come quella contenuta nel documento, che pure ha stimolato un tema reale". Quasi un tentativo di ’addomesticare’ lo scontro dialettico che, peraltro, "arriva da persone che hanno realizzato manifestazioni di piazza, in campagna elettorale, quando quest’ultima doveva essere inaugurata. È ipocrisia". Punto sul vivo, Anselmo replica "rispedisco le accuse al mittente" e rilancia sull’"assenza di solidarietà, da parte dalla maggioranza, agli attacchi sessisti subiti dalla senatrice Cucchi". A modificare l’esito della votazione è stato il piglio garbato volto alla mediazione di Anna Zonari: "L’anno prossimo, faremo un documento condiviso".