di Federico Malavasi
"È tempo di portare nelle scuole la formazione per le manovre di primo soccorso con defibrillatore". Giuliano Barbi (già presidente e oggi socio dell’associazione ‘Voglio Volare’, da sempre impegnata nel donare defibrillatori) sa bene quanto sia importante agire in quella manciata di secondi che segue un arresto cardiaco. Il 23 maggio del 2005 perse suo figlio Davide, diciotto anni. E da allora non ha più smesso di lottare perché tragedie del genere non si ripetano.
Barbi, un intervento tempestivo e un defibrillatore a portata di mano hanno salvato un uomo andato in arresto cardiaco in Darsena. Cosa ci insegna questa vicenda?
"Innanzitutto che io, mia moglie e i soci dell’associazione non abbiamo lavorato per nulla. Dopo un arresto cardiaco non ci sono ore per intervenire. È questione di pochissimi minuti. Senza soccorso tempestivo e senza defibrillatore, oggi staremmo parlando di una tragedia".
A che punto siamo in Italia dal punto di vista di questi strumenti salvavita?
"Al solito siamo fanalino di coda del mondo occidentale. Pensi che c’è addirittura una legge che prevede la loro introduzione obbligatoria nei luoghi pubblici. Bene, questa legge è stata approvata ma non finanziata. Un paradosso".
A Ferrara come procede il lavoro dell’associazione?
"Con il nuovo presidente Alfonso Bonuomo andiamo avanti con la donazione di defibrillatori da piazzare all’esterno, vicino alle scuole, agli asili. Devono essere alla portata di tutti".
Quanti ne avete donati?
"Abbiamo superato quota ottanta. A questo si aggiungono le oltre duemila persone formate nei corsi gratuiti di Blsd (le manovre di primo soccorso con l’impiego di defibrillatore, ndr)".
Si può fare di più?
"Si deve fare di più. Stiamo dando questo input ai sindaci, affinché inizino ad acquistare strumenti e a metterli a disposizione delle persone all’aperto. A Fiscaglia si sono già mossi. E così anche a Ferrara".
Quanto è importante essere preparati a soccorrere una persona in arresto cardiaco?
"È decisivo. Bisogna ricordarsi che non è una procedura che possono eseguire soltanto i medici. Tutti possono farlo".
Come fare a sensibilizzare su questa pratica?
"Un’idea potrebbe essere quella di insegnarla nelle scuole. Basterebbe dedicare qualche ora all’anno a questo tipo di formazione. E, alla fine, potrebbe fare la differenza".