Pietro
Di Natale *
La mostra di Antonio Ligabue non sarà assolutamente la ‘fotocopia’ di quella in corso di svolgimento a Parma. Anzi, è ben altra cosa. Si tratta di un’importante antologica, con 107 opere tra dipinti, disegni, sculture. La retrospettiva documenta l’intera carriera del pittore di Gualtieri, e offre la l’opportunità di (ri)scoprire tratti e colori di un artista che resiste a etichette e a categorie troppo rigide per esprimere la forza naturale e istintiva del suo furore creativo. Il suo fantastico e coinvolgente vocabolario figurativo si svelerà attraverso un gran numero di opere, alcune mai esposte sinora: dai celebri autoritratti alle scene ambientate in Svizzera, nostalgiche memorie
dell’infanzia; dai ritratti alle nature morte, dai paesaggi agresti, alle scene di caccia e alle tormente di neve; dagli animali domestici del primo periodo, alle tigri dalle fauci spalancate, i leoni mostruosi,
i serpenti, i rapaci che ghermiscono la preda o lottano per la sopravvivenza: una vera e propria giungla che l’artista immagina con allucinata fantasia fra i boschi del Po. Con la mostra di Parma, perciò, non c’è alcun conflitto, semmai se ne può leggere una sorta di complementarietà. In quell’esposizione Ligabue viene messo a confronto con l’arte contemporanea di Michele Vitaloni. Perciò non parliamo di duplicazioni, perché solo a palazzo dei Diamanti i visitatori potranno conoscere e riconoscere ‘Toni al mat’, capace di trovare nella pratica artistica quel ‘luogo sicuro’ che non ha mai avuto, uno spazio, fisico e mentale, per trasformare le difficoltà in
opportunità e per dar voce ai suoi pensieri. Ad arricchire un’offerta che ritengo unica, ci sarà anche un bellissimo allestimento, che per ora non svelo.
* Direttore di Ferrara Arte