di Cristina Rufini Sono arrivati i primi punti fermi sulla vicenda delle lettere anonime di minaccia inviate all’allora vicesindaco Nicola Lodi e all’allora consigliera comunale Rossella Arquà. Ieri il giudice Giovanni Solinas ha, infatti, accolto la richiesta di patteggiamento a cinque mesi e diciotto giorni di reclusione proposta dall’imputata Rossella Arquà per la simulazione di reato (cioè per le lettere di minaccia che si sarebbe indirizzata a se stessa) e disposto la prosecuzione del processo per l’imputazione di minacce nei confronti dell’allora vicesindaco, che si è costituito parte civile, con prima udienza fissata al 27 gennaio prossimo. La vicenda al centro del processo è quella che riguarda le lettere minatorie anonime e la busta contente un proiettile, lasciate nella buchetta delle lettere affissa fuori dalla sede della Lega. Arquà era accusata di minacce e simulazione di reato. Per quest’ultimo fatto, come detto in precedenza, ha patteggiato cinque mesi. Il processo prosegue per le minacce.
La storia. "Lodi preparati che farai una brutta fine", oppure "Naomo guardati alle spalle perché noi ci siamo", e ancora "Lodi sappiamo che hai paura, occhio pure alla tua begnamina che apre": sono alcune delle frasi che sarebbero state vergate nelle lettere anonime recapitate al vicesindaco e in alcuni casi riguardanti anche la consigliera comunale oggi imputata. "Lodi Arquà, sappiamo la paura che avete, sta arrivando la vostra fine con un colpo e basta". Tutti i fatti contestati si sarebbero verificati tra l’aprile e il giugno del 2021. Nel corso degli accertamenti disposti dalla procura di Ferrara, coordinati dal pm Isabella Cavallari, la consigliera stessa, in sede di interrogatorio, aveva ammesso di aver simulato i rinvenimenti delle lettere contro il numero due della giunta. Ma ha anche sottolineato di non essere assolutamente responsabile della lettera che conteneva un proiettile. Ma, soprattutto, sosterrebbe che la parte offesa in questa vicenda avrebbe ideato con lei le lettere anonime. Ma il vicesindaco nega da sempre questo coinvolgimento e nell’ atto di citazione a giudizio, viene individuato dalla procura di Ferrara come parte offesa. Si torna in aula il 27 gennaio prossimo con la prima udienza del processo per le minacce.