Ferrara, 9 novembre 2023 – Una, la responsabile del servizio diagnosi e cura della Psichiatria universitaria del Sant’Anna, attende la decisione del gup sulla richiesta di rinvio a giudizio. Per gli altri due, un medico e un’infermiera del Maggiore di Bologna, subito dopo essere stati iscritti nel registro degli indagati è stata chiesta l’archiviazione. La quale però dovrà passare da un’udienza di opposizione. Perché il caso Riberti, tuona la famiglia, "non deve essere archiviato". Due passaggi obbligati nel tribunale felsineo che diranno moltissimo sulla tragedia di Leonardo, il 21enne rugbista di Ferrara precipitato dai tetti del Maggiore, dove era ricoverato, il 21 giugno dell’anno scorso. Un volo di 15 metri fatale.
“Non archiviate”
Leonardo viene ricoverato il 18 giugno a Cona per "uno scompenso psicotico in disturbo di personalità". Un paziente problematico e da tenere ben monitorato, quello stesso giorno viene visto dagli infermieri "nell’atto di scavalcare un cancello", subito però, "rassicurato dagli interventi degli operatori", desiste. Due giorni più tardi ingoia una pedina del gioco ’Forza 4’ che "gli resterà bloccata nello sfintere esofageo superiore". Bisogna operarlo e l’intervento deve essere fatto al Maggiore dove il ferrarese viene trasferito quella stessa sera. "Qui – si legge dall’atto di opposizione all’archiviazione che verrà discusso l’11 gennaio – senza confrontarsi nè con i colleghi della Psichiatria di Cona, nè con quelli dell’Spdc di Bologna, il medico (oggi indagato con l’infermiera, difesi dall’avvocato Marco Linguerri, ndr ) decide autonomamente di non somministrare a Leonardo la terapia psichiatrica prescritta dal Sant’Anna". Il paziente esce dalla sala operatoria alle 23.08, poco dopo torna in reparto e da lì tenta due volte di fuggire. La prima è bloccato, la seconda, "trovato vagante e in stato confusionale sui tetti del primo piano del Maggiore", risulterà fatale. "Alle 6.20 precipitava dal tetto sovrastante la ’camera calda’, impattando al suolo e perdendo la vita". Ma come vi era arrivato in quel luogo? E soprattutto nessuno, visto il suo pregresso, lo stava controllando? Domande che continua a farsi la famiglia, rappresentata dall’avvocato Fabio Anselmo, che parla chiaramente di "gravi responsabilità penali degli indagati", tutti accusati di omicidio colposo. E di un "corto circuito in cui incappa il pm" al momento in cui chiede di archiviare.
“Solo Cona”
Perché l’attività investigativa, definita "contraddittoria ed illogica", sarebbe stata "fin dall’inizio rivolta esclusivamente ad indagare le responsabilità penali del personale medico di Cona, da dove proveniva Leonardo". In particolare nei confronti della responsabile del servizio diagnosi (difesa dall’avvocato Michele Ciaccia) che, secondo l’accusa, non avrebbe informato adeguatamente i sanitari del Maggiore sullo dello stato del giovane paziente e sui rischi di eventuali condotte pericolose. Il 19 dal gup.