di Federico Di Bisceglie
FERRARA
Sono tanti, specie a destra, i partiti che non sono riusciti a eleggere i loro rappresentanti in consiglio regionale. Ma, di mal di pancia, ce ne saranno parecchi anche nel campo largo. Il Movimento 5 Stelle possiamo davvero definirlo il grande sconfitto di questa competizione regionale. Per lo meno nel nostro territorio. Già il dato delle Regionali del 2020 lo relegò al 4,22%. Ma, in queste consultazioni, è un vero e proprio bagno di sangue: siamo al 3,40%. Un’emorragia di cui si erano già registrate le prime avvisaglie nello spoglio per le Comunali.
In questo senso, non fa certo bene non solo lo screzio che si registra a livello nazionale tra il leader Giuseppe Conte e il fondatore Beppe Grillo. Così come non sono benefiche le polemiche che si sono registrate a livello territoriale, proprio all’indomani delle amministrative. Tra gli sconfitti figura anche la Lega che, fra l’altro, nella lista aveva un candidato uscente: Fabio Bergamini.
Nel 2020, fu il Carroccio a trascinare la coalizione – benché perdente – perché esprimeva la candidata governatrice, Lucia Borgonzoni. All’epoca, ebbe la meglio l’attuale eurodeputato dem, Stefano Bonaccini. La Lega quattro anni fa prese il 41,91% nella nostra Provincia. Sostanzialmente un plebiscito. Oggi, quattro anni dopo, si ferma invece al 7,81%. Chiaramente, Bergamini resta fuori dal Consiglio Regionale. Fra l’altro, il Carroccio registra una flessione anche rispetto alle ultime Europee del giugno scorso, quando totalizzò – sempre su scala provinciale – quasi nove punti percentuali.
La medesima sorte tocca anche a Forza Italia che, in questa tornata elettorale, non riesce a superare la soglia dei sei punti fermandosi al 5,71% con poco più di seimila voti totali. Questo dato, però, va letto come una controtendenza rispetto al precedente appuntamento elettorale. Nel 2020 gli azzurri si fermarono infatti a poco più del 3% sul territorio, venendo sostanzialmente fagocitati dal Carroccio. Al contrario, rispetto alle Europee, il consenso è in calo. Paradossalmente, cresce il risultato della lista Emilia-Romagna Futura, che raggruppa al suo interno Azione, Socialisti, Pri e +Europa. Questi ultimi, sostenevano la corsa di Michele de Pascale. A guidare la brigata riformista era l’avvocato Alberto Bova che, con 549 preferenze personali, risulta il primo dei non eletti del raggruppamento.
Alle Regionali del 2020, la lista – che nel computo corrisponde a +Europa – prese l’1,33%. Mentre a questa tornata, con 1.736 voti totali, ha racimolato l’1,60%. Evidentemente insufficiente per ambire ad avere un eletto in Consiglio Regionale.
Insomma, questi numeri fanno capire una volta di più come entrambe le coalizioni abbiamo un partito ‘timone’ – Pd e Fratelli d’Italia – che drenano voti alle altre formazioni. Non c’è posto, con questo sistema elettorale, per una proposta che esuli dai due principali poli. Senza contare che, al netto di de Pascale e Ugolini, gli altri candidati alla presidenza della Regione – Luca Teodori e Federico Serra – hanno ottenuto in sostanza un risultato del tutto marginale. Quasi di testimonianza. Il bipolarismo, anche in Emilia-Romagna, resta la via maestra.