Ferrara, 26 novembre 2024 – Quattro richieste di condanna e una di assoluzione. Questo il conto che il pubblico ministero Barbara Cavallo ha presentato per i cinque imputati del processo nato al termine dei lavori di adeguamento dello stadio Mazza.
Le istanze spiegate al termine della requisitoria sono: assoluzione per Fabrizio Chiogna "perché il fatto non costituisce reato", lui era accusato di falsa attestazione in merito al collaudo della curva est. "Siamo soddisfatti – ha commentato al termine dell’udienza il suo legale, l’avvocato Vincenzo Bellitti – e attendiamo fiduciosi la sentenza".
Il pm ha poi chiesto la condanna a un anno e otto mesi di reclusione e duemila euro di multa per Giuseppe Tassi, all’epoca amministratore unico della TassiGroup, ditta appaltatrice delle opere commissionate dalla Spal, gestore dello stadio di proprietà dell’amministrazione comunale. Per Tassi si è aggiunta, inoltre, la richiesta di risarcimento della parte civile, costituita solo nei suoi confronti, cioè la Spal. Il legale della società biancazzurra ha chiesto il riconoscimento del risarcimento, da definirsi in sede civile, ma la concessione di una provvisionale immediatamente esigibile, per oltre un milione di euro.
Due anni e due mesi di reclusione e duemila euro di multa, la pena chiesta per Lorenzo Travagli, progettista e direttore dei lavori; un anno e otto mesi di reclusione e duemila euro di multa per Domenico Di Puorto, in qualità di amministratore di fatto della Gielle. Infine tre anni di reclusione e tremila euro di multa per Adelino Sebastianutti, nella sua qualità di amministratore di fatto della Pm Group. Entrambe le aziende definite ’cartiere’, nell’affaire stadio.
La requisitoria del pm si è basata essenzialmente sul concetto di liberalità non esistente per il contratto tra Comune e Spal. Cavallo ha sottolineato più volte che pur trattandosi di un contratto tra privati, Spal e Tassi, in realtà andando a intervenire su un’opera di interesse pubblico, avrebbe dovuta essere seguita una regolare gara di appalto.
Quindi, nessun dubbio per la procura che la Spal fosse in quella occasione ’incaricata di pubblico servizio’, con tutto ciò che questo comporta. Sulla contestazione dei lavori, il pm ha ribadito alcuni passaggi essenziali, come le contraddizioni su una prima relazione di collaudo dell’opera da cui emergeva tutto in regola, salvo poi aggiunte successive in cui venivano sottolineati lavori non eseguiti a regola d’arte. E su questi si è basata l’arringa della parte civile, per far emergere i danni subiti dalla Spal cui è stata consegnata un’opera non compiuta che ha necessitato di ulteriori interventi per poter togliere il secondo sequestro. Si torna in aula lunedì per le repliche delle difese.