"Fu un brutto colpo dal punto di vista dell’immagine. C’erano in ballo aspetti di calcio mercato, abbonamenti e altro. Siamo riusciti a ridurre al minimo i tempi del sequestro". Nell’ambito del processo per le presunte irregolarità nei lavori allo stadio Mazza prende la parola l’ex direttore generale della Spal Andrea Gazzoli. Ascoltato come testimone, ha ricostruito i momenti antecedenti e seguenti i due sequestri di parte della struttura. "Attraverso la concessione che avevamo dello stadio – ha detto il manager – si è deciso di affidare i lavori direttamente a un’impresa privata, dopo aver raccolto alcuni preventivi. Abbiamo deciso di affidare i lavori a Tassi, che era anche sponsor della stagione precedente". Gazzoli parla poi di alcuni "ritardi" legati alle forniture di acciaio che portarono a una riunione nel luglio del 2018. A fine agosto si tenne poi un’altro incontro, dalla quale emersero "lamentele per mancati pagamenti" da parte di un’azienda. La testimonianza si sposta poi sui sequestri, il secondo dei quali avvenne subito dopo il cambio di proprietà. "La nuova proprietà – ha spiegato Gazzoli – voleva risolvere il problema e avere il proprio stadio". Da qui la scelta di svolgere i lavori ai quali era condizionato il dissequestro. "I costi sostenuti – ha conteggiato l’ex direttore generale – si aggiravano intorno al milione".
Le testimonianze precedenti hanno riguardato i rapporti tra le aziende in subappalto e il tema delle piastre di metallo non perfettamente allineate nella realizzazione dei lavori. Su quest’ultimo tema si è soffermato Andrea Zattoni della azienda di carpenteria metallica Welding, il quale ha spiegato di avere svolto gli interventi che gli erano chiesti. Gli imputati del processo sui lavori allo stadio sono cinque: Giuseppe Tassi (legale rappresentante della Tassi Group), Lorenzo Travagli (progettista e direttore dei lavori), Domenico Di Puorto, Adelino Sebastianutti (in qualità di amministratori di fatto della Gielle Srl e della Pm Group) e Fabrizio Chiogna (collaudatore della curva est). Le contestazioni a carico degli imputati sono (a vario titolo) frode nelle pubbliche forniture e falso. Sotto la lente della procura sono finiti i lavori eseguiti nell’ambito dell’appalto tra la Spal 2013 (società concessionaria della gestione e dell’uso dello stadio comunale) e l’amministrazione, proprietaria dell’immobile. Sui lavori al Mazza si sono ben presto accesi i riflettori della guardia di finanza, puntati soprattutto sulla tribuna nord e sulla curva est. L’attività di indagine, lunga e complessa, portò a ben due sequestri di porzioni della struttura e a un articolato intervento per sanare alcune criticità riscontrate dai consulenti. Il caso tornerà in aula il 22 gennaio per ascoltare altri testimoni.
f. m.