L’analisi di Confartigianato : "Adottare piani di integrazione per valorizzare persone e imprese"

Il segretario Cirelli: "I giovani non rimangano troppo nei centri di accoglienza, vanno inseriti rapidamente"

L’analisi di Confartigianato : "Adottare piani di integrazione per valorizzare persone e imprese"

L’analisi di Confartigianato : "Adottare piani di integrazione per valorizzare persone e imprese"

L’artigianato, con 1.415 imprese straniere, rappresenta il 42% delle oltre tremila imprese totali gestite da stranieri, con un’incidenza doppia rispetto a quella osservabile per il totale artigianato in provincia (25%). Come leggere questo dato?

"In maniera estremamente positiva – spiega il segretario provinciale di Confartigianato, Paolo Cirelli – . Ancora una volta le imprese artigiane e le pmi dimostrano di mettere in pratica un concetto: nelle nostre aziende c’è posto per tutti coloro che si vogliono integrare e che seguono le regole".

È un messaggio per diffondere la cultura del lavoro e della legalità?

"Più che altro è un modo per ribadire la posizione delle nostre imprese. Il posto per chi vuole lavorare è garantito. E, soprattutto, per coloro che si vogliono mettere in gioco senza aspettare redditi di cittadinanza".

Secondo lei, dunque, l’immigrazione va trasformata in un’opportunità di crescita?

"Credo che sia funzionale tenere dei giovani in sosta nei vari centri di accoglienza o nelle case famiglia lo stretto tempo necessario per poi essere concretamente inseriti nel mondo del lavoro ed essere utili alle nostre comunità. Rimanere troppo a lungo in questi centri non aiuta certo l’integrazione al lavoro. È il lavoro il futuro per tutti ed a maggior ragione per questi giovani che possono essere inseriti dentro i processi produttivi. Partendo sempre dal rispetto delle singole culture ed ancor più delle regole basilari della democrazia".

Come va perseguito il processo di integrazione?

"È necessario seguire precisi piani di integrazione, valorizzando le persone, le imprese e le comunità. Questi sono i tre ingredienti per lo sviluppo dei nostri territori, ma dentro precisi confini democratici del rispetto delle regole e delle libertà economiche. E i dati quali-quantitativi del lavoro ‘in regola’ anche a Ferrara, dimostrano che si può fare. È lo si può principalmente realizzare nell’artigianato e nelle piccole e medie imprese dove il valore della persona è la principale ricchezza".

Il tema migratorio è spesso rapportato a quello demografico. Il nostro territorio sta, da diverso tempo, vivendo un periodo piuttosto infelice sotto questo profilo. Qual è la sua idea a tal proposito?

"Penso che occorra trovare un punto di equilibrio tra il nostro gap demografico, scuola e immigrazione. Se non c’è equilibrio, il rischio di non raggiungere l’obiettivo è fortissimo. Fughe in avanti, bypassando la legalità e senza un’equilibrata successione di scelte democratiche che traggano origine da un piano di intervento sul gap demografico, sulla scuola e sull’immigrazione non portano beneficio. Principi chiari, regole chiare e precisa decisione nel perseguirle. Così si costruisce il bene comune".