L’insegna ’Agrilocanda Val Campotto’ di Argenta sembra abbassarsi lentamente, come inghiottita da sabbie mobili. "Un centimetro l’ora", dice Sebastiano, uno dei soci del locale, stivali ai piedi e gigantesca tuta in gomma.
In realtà è l’acqua che sale, che cresce, che fa sempre più paura. L’acqua sputata fuori con disprezzo da quello che era il letto originario dell’Idice, fiume che tra sabato e domenica ha rotto gli argini creando uno squarcio di oltre 50 metri. "Un disastro e non sappiamo quando finirà". Sebastiano, assieme ad Angelica, Alessandro e Fabio, rilevarono il locale tre anni fa creando una vera e propria chicca di agriturismo.
"Qui – racconta lei – facciamo campi estivi, compleanni, capodanni, abbiamo 11 camere per gli ospiti e 80 posti a sedere per pranzi e cene". Prodotti rigorosamente fatti in casa grazie ai frutti dei terreni attorno e agli animali.
"Abbiamo due cavalli, un asino, conigli, galline, maialini che per fortuna siamo riusciti a salvare. Quasi tutti...".
Ogni centimetro quadrato, compresa via Maria Margotti, è solamente acqua mista a fango. "Sabato – riprende Sebastiano – avevano quattro ospiti, tutti evacuati per l’arrivo dell’alluvione. Abbiamo cercato di salvare il salvabile, ora stiamo lottando per tenere il più asciutta possibile la cucina, per il resto sono andati sotto magazzino, ristorante, il laboratorio dei prodotti senza glutine".
Nell’aria, tra le migliaia di fastidiose mosche che paiono impazzite, si sente solo il rumore delle pompe idrauliche che aspirano liquidi dai locali cucina per poi buttarli fuori. "Abbiamo messo sacchi e paratie, se entra l’acqua anche lì, il danno sarebbe ancora più devastante". Per i frigoriferi, i piani cottura, gli abbattitori e tutto il resto della strumentazione. Già, i danni. Quanti? E quando si inizierà l’inizio della risalita? Sebastiano scuote la testa: "Solo per la centrale termica, saranno 30mila euro. Qui siamo sopra i 150-200mila euro, ma è presto per fare una stima".
Ma ’Agrilocanda’ è anche sinonimo di famiglia e forza. Con i quattro ragazzi, lavorano una ventina di dipendenti, dall’altra sera tutti riuniti a portare ognuno il proprio mattoncino. E ieri, attorno alle 13, avevano imbandito una tavolata sullo spicchio di asfalto rimasto ancora secco di via Margotti per mangiare un boccone e tirare il fiato. Tra battute e sketch. Perché da queste parti il sorriso non è stato inghiottito dall’acqua. Mai.
Squilla un cellulare. "Qui è come essere al mare, oggi manca solo il sole...", scherza uno dei ragazzi godendosi una sigaretta stropicciata e umida, sdraiato su quello che era un lettino del giardino dell’agriturismo. "La squadra è fantastica – riprende Sebastiano –, i sacrifici in questi anni sono stati immensi, ora dovremo ricominciare". Non, però, da soli. Con le decine di amici accorsi a prestare aiuto materiale – compreso l’intero consiglio della Coldiretti con il segretario della zona di Argenta e Portomaggiore, Alessandro Vacchi –, lunedì è stato attivato un crowdfunding capace di raccogliere in un giorno e mezzo oltre 18mila euro.
A poco più di una manciata di chilometri, verso Argenta, c’è Enrico Lateniesi, proprietario di quello che era il bar ’Più o meno’, nel cuore del parco della pieve di San Giorgio. Area che sembra non esistere più, letteralmente mangiata da un metro di acquitrino. "Qui – dice sconsolato accanto a un collaboratore che lo aiuta a caricare i resti del locale su un furgone – è tutto da buttare. Dall’alba stiamo facendo la spola con un barchino, ma non si è salvato niente. Il 4 agosto 2023 avevo aperto investendo tutti i miei risparmi. Ripartirò, ma sicuramente non più qui al parco". Intanto l’acqua dietro di lui gorgoglia e sale ancora, mentre dal cielo ci si mette pure la pioggia.