Una cappella di famiglia, strapiena di fiori. Di ogni colore. Ma anche di ricordi, abbracci, pacche sulle spalle, momenti di preghiera e di raccoglimento. Che testimoniano ancora e da sempre amicizia e vicinanza. E’ l’immagine che stigmatizza la visita alla tomba che, da 35 anni, al cimitero di Boccaleone, custodisce, nel suo paese natio, le spoglie di Donato Bergamini, Denis per gli amici: l’indimenticato calciatore del Cosenza, vittima di omicidio. Un delitto sentenziato, dopo tre decenni e mezzo dai fatti, con un verdetto che ha ribaltato la tesi del suicidio.
Ritenuta colpevole e condannata l’ex fidanzata, Isabella Internò, a sedici anni di carcere.
L’appuntamento commemorativo di ieri, preceduto da un primo incontro al campo sportivo a lui dedicato, ha visto la spontanea partecipazione, organizzata all’improvviso con un tam tam di messaggi e telefonate, di molti suoi ex compagni di squadra.
Che, arrivati da ogni dove, all’amico Denis hanno tributato un estremo, ma rinnovato omaggio alla memoria: da Michele Padovano a Luigi Simoni, da Alberto Urban a Sergio Galeazzi ed altri ancora, che con lui hanno militato in diverse formazioni di serie C e poi B. Raggiante per la riuscitissima iniziativa la sorella Donata, che particolarmente commossa ed emozionata, ed osservando anche la tomba del papà Domizio, deceduto ancor prima di ottenere giustizia, tumulato nel loculo a fianco figlio assassinato, ha ringraziato "tutti coloro che hanno difeso mio fratello e quanti non ci hanno lasciati soli a lottare per conoscere la verità ed ottenere giustizia". C’era anche Roberto Cavecchia, il presidente della società calcistica del paese che ha visto Denis tirare i primi calci ad un pallone, tra le fila degli juniores: "E pensare – racconta – che per un certo periodo Denis non ne voleva più sapere del calcio. Sino a quando sono riuscito a convincerlo a continuare su questa strada: aveva la stoffa, mi ha ascoltato".
Assente giustificato Andrea Baldini, a causa di una improvvisa convocazione ad una tavola rotonda col commissario straordinario post alluvione, Fabrizio Curcio. Lo ha sostituito la sua vice, Giulia Cillani, ma erano presenti ieri mattina esponenti politici locali di maggioranza (Nadia Cai) e opposizione (Gabriella Azzalli e Nicola Fanini).
"Denis è stato ucciso l’anno in cui io sono nata – ha detto l’assessore Cillani – ed è da allora che gli argentani parlano di lui: da quel terribile giorno che lo ha strappato ai suoi cari. La sua storia parla di un ragazzo che col suo percorso di vita, il suo carattere, e spirito, ha piantato un seme nei cuori della nostra comunità. Ma ho conosciuto di persona Donata e la sua famiglia: la loro forza, che in 35 anni di lotta hanno spostato montagne, senza risparmiarsi, senza arrendersi davanti alle difficoltà, resistendo e restituendo Denis ai loro affetti e di chi lo amava. Donata è un esempio battagliero, che ispira, che insegna, che ne fa un punto di orgoglio per tutti noi".
Questa sorta di rimpatriata si è poi conclusa a tavola, al ristorante Ker Mes, del posto, che per l’occasione è rimasto aperto, rinunciando al turno di chiusura, per ospitare tutti coloro accorsi per celebrare la memoria di Denis Bergamini.
Nando Magnani