"Egli fanno una pogione di riso e co molte altre buone spezie, e cóncialla in tale maniera ch’egli è meglio da bere che nullo altro vino. Egli è chiaro e bello, e inebria più tosto ch’altro vino, perciò ch’è molto caldo". Ora, non crediamo che al termine del convegno dedicato a Marco Polo gli studiosi si siano inebriati, come racconta di aver fatto il celebre viaggiatore italiano nel suo Milione.
E tuttavia, è ben noto che i banchetti al termine di un convegno siano assai utili: non a inebriarsi, ma a contare le novità, le scoperte, a commentare le teorie degli altri colleghi ed esperti. Un consesso di esperti, quelli riuniti il 16 e 17 dicembre nell’aula magna ‘Angelo Drigo’ dell’Università degli Studi di Ferrara, che ha risposto presente all’evento organizzato da Giuseppe Mascherpa e Fabio Romanini, professori del Dipartimento di Studi Umanistici di Unife.
Il convegno internazionale dal titolo ‘Lingue e libri del Milione’ – dedicato, come si è capito, a Marco Polo e al suo affascinante resoconto di viaggio nella Cina di Kubilai Khan –, si è collocato in fondo a un anno di grandi celebrazioni, vista la ricorrenza, nel 2024, del settimo centenario della morte di Marco Polo. Le celebrazioni sono state condotte da un Comitato Nazionale, che ha organizzato oltre 140 eventi, tra convegni, lezioni, mostre dibattiti, divulgazione. Durante la conclusione dei lavori, Eugenio Burgio (Università degli studi di Venezia) ha tracciato un bilancio dell’annata, riconoscendo il valore delle ricerche portate avanti dai diversi gruppi italiani da lui coordinati e confermando che anche l’appuntamento di Ferrara ha mostrato quanto sia ancora attivo il cantiere degli studi di lingua e di filologia sui manoscritti di Marco Polo.
"Quando sembrava ormai acquisito il disegno genealogico delle numerose versioni del libro (franco-venete, latine, venete e toscane) – si legge nel resoconto redatto da Romanini –, ecco che sono riemersi dalle biblioteche alcuni libri che presentano un racconto un po’ diverso, qua e là riscritto, talora perfino un po’ ampliato. Questo fatto dimostra che il libro fu letto attraverso i secoli da persone con differenti interessi, che lo usavano come prontuario mercantile, atlante geografico, romanzo di meraviglie, e via via tralasciavano gli aspetti meno urgenti per loro".
Tra i vari temi trattati dagli esperti navigati, ma anche da giovani e bravi studiosi, si segnalano: la circolazione libraria a Venezia ai tempi di Marco Polo; il Milione di Filippino da Ferrara; diversi studi sulla tradizione del testo in lingua veneta, sul lessico della versione francese dell’opera, sulle versioni latine e su quella toscana e, addirittura, sono state date notizie di una versione quasi sconosciuta, una traduzione in francese medio del testo latino, presente solo in due manoscritti e finora mai pubblicata a stampa.
Alla fine dei conti, il convegno ha conciliato esperienza e freschezza nei metodi e novità nei contenuti, rispettando l’obiettivo di rilanciare ancora gli studi filologico linguistici sull’opera. "A proposito – chiarisce alla fine Romanini, professore del Dipartimento di Studi Umanistici di Unife –: Milione era il soprannome di Marco. Il titolo dell’opera è invece Devisement dou monde". Ovverosia, ‘Descrizione del Mondo’.
Francesco Franchella