CRISTINA RUFINI
Cronaca

La sentenza storica. Denis, condannata la ex: "Sedici anni per l’omicidio". La difesa: "Non è finita"

Il verdetto dopo tre anni di processi e quasi otto ore di camera di consiglio. Alla lettura del dispositivo, le grida di Isabella Internò e il malore del marito. Le lacrime di gioia della sorella del calciatore ucciso: "Ora De’ vola alto".

La sentenza storica. Denis, condannata la ex: "Sedici anni per l’omicidio". La difesa: "Non è finita"

La felicità di Donata Bergamini, dopo la sentenza, accanto all’avvocato Anselmo

dall’inviata

Le urla dell’imputata, Isabella Internò, 55 anni, pochi minuti dopo essere stata condannata a sedici di carcere per il concorso nell’omicidio premeditato di Donato Denis Bergamini, ucciso il 18 novembre del 1989, hanno squarciato il cortiletto interno del Tribunale di Cosenza. Quello dove le è stato permesso fin dall’inizio del processo di poter sfuggire alle telecamere, arrivando al palazzo di giustizia. Disteso a terra, vicino a un’auto dei carabinieri, il marito Luciano Conte, probabilmente colpito da malore tanto che dopo qualche minuto è arrivata l’ambulanza del 118. Nell’aula, invece, Donata Bergamini è scoppiata in lacrime. Dopo 35 anni di battaglie, di scoramenti per le archiviazioni contro cui è stata costretta a sbattere. Di dolore per voler portare avanti una verità che non riusciva a dimostrare, ieri pochi minuti dopo le 19 quella verità è stata vergata in una sentenza. La presidente della Corte d’assise di Cosenza, Paola Lucente ha letto la sentenza di condanna per l’ex fidanzata del fratello. "Colei che era stata l’unica a volergli bene davvero", aveva urlato il giorno precedente il suo legale, l’avvocato Angelo Pugliese. Lei che otto ore prima, prendendo la parola per la prima volta in tre anni di processo, aveva dichiarato: "Sono innocente, lo giuro davanti a Dio". Otto ore dopo la giustizia terrena l’ha riconosciuta colpevole di avere concorso all’assassinio, premeditato, di colui che "se non può essere mio, non deve essere di altre... se non torna da me lo ammazzo", come aveva confessato a un’amica. Secondo i giudici della Corte non lo ha fatto materialmente, ma ha concorso, essendo riconosciuta la mandante di quel delitto che sembrava perso nel porto delle nebbie. E invece no. Dalla nebbia ieri sera è uscita la luce della verità.

Emozionata, con difficoltà enorme a trattenere le lacrime, a fianco dei suoi legali, gli avvocati Fabio Anselmo e Silvia Galeone, appena fuori dal palazzo di giustizia, ha spiegato che nell’emozione così grande "ci sono tutti i 35 anni di battaglie, passati a dimostrare ciò che era vero fin dall’inizio – ha dichiarato – ciò che io e mio padre dicevamo fin da subito: Denis era stato ucciso".

Poi i ringraziamenti sentiti, a partire dal sindaco di Argenta, Andrea Baldini: "Quando siamo ripartiti per arrivare a oggi – ha aggiunto Donata – mi ha accompagnato in Calabria, all’epoca era assessore allo Sport, e in questi giorni mi è sempre stato vicino". Poi il ringraziamento ai suoi legali, Alessandra Pisa, che era assente, Silvia Galeone e ovviamente Fabio Anselmo. "Beh, che dire – ha concluso – lui è abituato a far venir fuori la verità in casi così difficili". Non ha mancato di ringraziare Cosenza, che anche in questi giorni, soprattutto la tifoseria della squadra dove giocava Denis, non gli ha fatto mancare la vicinanza. Mentre lei stava parlando, in diretta alle telecamere dei tiggì, è partito un applauso: "Grazie Donata per il tuo senso di giustizia". Perché questa è anche la vittoria di una parte della città. Di quella che non voleva più sentir dire che il Tribunale di Cosenza "è un porto delle nebbie". "Ho capito – ha concluso sempre molto emozionata – perché Denis ha amato molto Cosenza". Poi uno sguardo al cielo: "Denis, finalmente, stasera vola". Grazie a suo padre Domizio che dall’alto vedrà e alla sorella che non si è arresa, "anche per i miei figli e nipoti".

Soddisfatto Anselmo: "É stata una battaglia dura – ha dichiarato – la giustizia è degli uomini e dipende molto da chi impersona il ruolo del pm o altri ruoli. Quando hai persone oneste è più semplice. Se questi magistrati di oggi ci fossero stati allora, sicuramente non ci sarebbero voluti 35 anni per arrivare alla sentenza di condanna". Il legale dell’imputata, l’avvocato Angelo Pugliese, al marito che chiedeva "perché?", ha risposto: "Isabella è innocente, ricorreremo in Appello". Le motivazioni fra novanta giorni.