FEDERICO
Cronaca

La débâcle della Lega. Bergamini: "Non rieletto. Ma il nostro partito resta vivo sul territorio"

Il consigliere regionale uscente non ce l’ha fatta ma difende la posizione "Il modello Ferrara funziona. L’affermazione di Fd’I? Trend nazionale".

La débâcle della Lega. Bergamini: "Non rieletto. Ma il nostro partito resta vivo sul territorio"

Fabio Bergamini è stato consigliere regionale della Lega

Di Bisceglie

A suo modo è uno dei custodi del leghismo che profuma di sigaro toscano e vecchia osteria di paese. Lui, è orgogliosamente uno di Paese. Se dovessimo azzardare un parallelismo – pur tenendo in debita considerazione le proporzioni – potremmo dire che Bondeno è la Gemonio dell’Emilia-Romagna. Fabio Bergamini, consigliere regionale uscente, dopo Alan Fabbri guidò il paese che resta saldamente in mano ai – pochi – eredi del mitologico eroe della battaglia di Legnano. Non sono bastate le oltre 1.500 preferenze ottenute in questa tornata elettorale. Anche lui, da dicembre, dirà addio a viale Aldo Moro. Coltivando la speranza di poterci tornare "guardando l’aula dalla prospettiva della maggioranza, con il presidente Alan Fabbri".

Il sindaco di Ferrara è molto superstizioso. Se l’avesse sentita pronunciare questa frase le avrebbe risposto – in dialetto stretto – : "Mo lasa lì". Lei ci crede davvero?

"Differentemente da come molti credono, Fabbri parla alla testa delle persone, non alla pancia. Non è considerato, dall’elettorato, alla stregua di un politico, bensì come un cittadino comune. E questo, in tempi di anti-politica, è un valore aggiunto. Il sindaco prende i voti anche della sinistra e di tutta quella larghissima fetta di elettorato che si è rifugiato nell’astensionismo. Se si decidesse a candidarsi, al prossimo giro, il centrodestra potrebbe farcela".

Ragioniamo sull’oggi. Per la Lega, su tutto il territorio regionale, è stata una debacle.

"Sì, una debacle. Anche perché passare da quattordici consiglieri a uno solo, non può che definirsi altrimenti. A Ferrara e sul territorio, però, le cose sono andate un po’ diversamente".

Beh, insomma.

"Il partito ha catalizzato quasi l’8% del consenso in una tornata elettorale molto poco sentita e che ha avuto un’affluenza davvero bassa. Fra l’altro, posso dire di essere stato molto soddisfatto del mio personale risultato".

Anche se rimane fuori dall’Assemblea legislativa regionale?

"Sì. Prendere 1.500 preferenze con un partito a poco meno dell’8% è un piazzamento forte. Ed è la dimostrazione che sul territorio il partito c’è ancora e che i militanti non si sono risparmiati in questa campagna elettorale. Solo io avrò stampato oltre settemila volantini".

Adesso a farla da padrone – nel centrodestra – è Fratelli d’Italia.

"Difficile immaginarsi un risultato diverso: rispecchia in qualche modo il trend nazionale: due terzi della base elettorale è più o meno sovrapponibile. Mi auguro che, a livello regionale, i meloniani abbiano classe dirigente all’altezza della sfida".

Torniamo alla Lega tra Ferrara e provincia. Questo risultato come impatterà sulla fase congressuale che state attraversando?

"Qui non c’è nulla da ricostruire. Il partito e i militanti si sono dimostrati molto attivi e affezionati alla ‘bandiera’. Ci sono diverse persone molto capaci, che possono ambire a un posto in segreteria. Con la consapevolezza che il ‘modello Ferrara’ in termini amministrativi è l’unico che può funzionare anche a livello regionale".

Si vocifera di un suo possibile incarico in una partecipata del Comune di Ferrara. Conferma?

"Non ho elementi in questo senso. Posso solo dire che fino a dicembre, sarò in Consiglio Regionale a lavorare per ottemperare a tutti gli adempimenti burocratici essendo nell’ufficio di presidenza".