FEDERICO MALAVASI
Cronaca

La cena della vergogna. Una becera goliardata ma nessun reato. Inchiesta archiviata

Si conclude la vicenda giudiziaria che vedeva indagati ventisei giovani. Tutto è nato da una cena con cori razzisti e insulti in un locale del centro. Malaguti (Fd’I): "Solo maleducati". Nanni (Pd): "Spero serva da lezione".

La cena della vergogna. Una becera goliardata ma nessun reato. Inchiesta archiviata

Parte del materiale sequestrato dalla polizia durante le perquisizioni

Quella cena a base di cori beceri e saluti fascisti era una goliardata di pessimo gusto, ma senza rilevanza penale. A certificarlo è ora il giudice per le indagini preliminari Alessandra Martinelli che, nei giorni scorsi, ha accolto la richiesta di archiviazione formulata qualche mese fa dal pubblico ministero Ciro Alberto Savino. Cadono così tutte le accuse nei confronti dei ventisei indagati, quei "bravi ragazzi" finiti sotto inchiesta per apologia di fascismo, istigazione all’odio razziale, minacce e vilipendio delle forze armate.

La procura, nel chiedere la chiusura senza responsabili del fascicolo, aveva parlato di un forma di "goliardia estremamente sgraziata e sgradevole", senza però nessuna intenzione di fare propaganda fascista o inneggiare all’odio razziale. All’origine dell’inchiesta, che suscitò scalpore e dibattito in città, c’era la notte brava vissuta da un gruppo di ragazzi poco prima di Natale dello scorso anno. Era il 22 dicembre. La comitiva decise di ritrovarsi in un locale di via Carlo Mayr per festeggiare il compleanno di uno dei ventisei. Una cena a tema organizzata per trascorrere una notte di divertimento sopra le righe. Gli invitati erano vestiti con divise da carcerati e le portate erano alternate da saluti romani e cori beceri costellati da frasi che rimandavano a insulti a sportivi di colore o ai carabinieri caduti a Nassiriya. Il tutto nato con lo scopo di attirare l’attenzione e disturbare gli altri clienti del locale. Qualcuno poi si sarebbe spinto un po’ oltre, salendo su un tavolo e mostrando i genitali.

Insomma un caos totale, sicuramente deprecabile e di pessimo gusto, ma non tale da configurare i contorni di reati penali, così come ipotizzati al momento dell’apertura del fascicolo di indagine all’indomani di una serie di perquisizioni nelle case dei protagonisti. Il pm non ha rilevato elementi nemmeno per quanto riguarda l’apologia di fascismo, in quanto non si sarebbe trattato di un’azione portata avanti con l’intento di creare adesioni o consensi favorevoli al disciolto partito. Insomma secondo la procura si sarebbe trattato di fatti sicuramente sgradevoli, nati per attirare l’attenzione su di sé e destare scalpore, ma non penalmente rilevanti. Letta la richiesta della procura, il gip ha ritenuto condivisibili le conclusioni del pubblico ministero e, reputando infondata la notizia di reato (o comunque non tale da arrivare a una ragionevole previsione di condanna in caso di processo), ne ha disposto l’archiviazione.

Come l’esplosione del caso, anche la chiusura dell’inchiesta ha suscitato reazioni politiche. "Presunti bravi ragazzi, ma sicuramente maleducati – così Mauro Malaguti, deputato di Fd’I –. Sia per il fastidio arrecato ad altre persone che per i temi tirati fuori con i loro cori. Parole offensive per chi non l’ha vissuta come uno scherzo". Il consigliere comunale del Pd Davide Nanni parla di "affermazioni inqualificabili. Speriamo che la brutta figura sia servita da lezione. C’è un limite alla decenza che non dovrebbe essere superato, nemmeno nelle goliardate. Non va infine sottovalutato il clima di sdoganamento di certi messaggi, diffuso e coperto anche da alcune formazioni politiche".