FRANCESCO FRANCHELLA
Cronaca

Israele in guerra, ebrei ferraresi in ansia: "I miei nipoti richiamati nell’esercito, siamo sotto choc"

Il presidente della nostra comunità ebraica Fortunato Arbib: "Stavamo celebrando lo shabbat e non riuscivamo a comunicare". L’artista de Canino: "Paese attaccato in piena festa. Ho piantato delle rose, simbolo di vita"

Ferrara, 9 ottobre 2023 – “Israele è simbolo di una democrazia che in Oriente non esiste". Le parole pregnanti espresse dall’artista Georges de Canino, l’artista ebreo romano particolarmente legato a Ferrara, alla quale ho donato ventuno opere dedicate a Giorgio Bassani, esposte in questo momento a Casa Ariosto, bene si sposano con l’editoriale di ieri della direttrice di QN e il Resto del Carlino, Agnese Pini, che ha sottolineato come la democrazia sia "l’esercizio più gentile del potere, nei confronti dei cittadini".

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Di qui, l ’appello di de Canino: "auspico che Israele non perda mai il valore della democrazia: anche in uno stato di guerra la democrazia deve funzionare".

Non sono concetti banali, eppure può capitare di darli per scontati, forse spinti dalla paura di vedere la guerra sempre più vicina, sempre più presente: da fantasma del passato, ad elefante nella stanza. Sono ore di angoscia, quelle vissute dagli ebrei italiani, molti dei quali hanno parenti e amici nell’Israele attaccata così pesantemente da Hamas.

Lo stesso presidente della Comunità Ebraica di Ferrara, Fortunato Arbib, ha raccontato di avere parenti e nipoti in Israele: "i miei nipoti – ha detto, interpellato dal Carlino – sono stati richiamati dall’esercito: siamo in ansia". Ansia alimentata dalla difficoltà di collegarsi con Israele: "il problema dell’attacco – ancora Arbib – è che coincide con la festa di Simchat Torà e con lo Shabbat: eravamo tutti al tempio e i telefoni erano spenti. Abbiamo avuto questa difficoltà". Dopodiché, anche a Ferrara, si è sparsa la voce: "Non siamo comunque riusciti ad apprendere tutti i particolari".

Anche Georges de Canino, dal suo appartamento del ghetto di Roma, ha sottolineato questo aspetto: l’attacco durante la festività. L’artista ebreo romano è particolarmente legato a Ferrara, alla quale ho donato ventuno opere dedicate a Giorgio Bassani, esposte in questo momento a Casa Ariosto. Lunedì 16 le presenterà a Libraccio, in un’occasione che sicuramente porterà a riflettere sulla situazione in Israele: "Gli arabi – spiega de Canino – attaccano sempre in questi momenti, in piene festività ebraiche. Israele ne è rimasta sorpresa: questo significa che lo stato centrale è indebolito e che le frontiere sono meno controllate. Una cosa del genere non era mai successa prima".

“Gli israeliani sono sconcertati – aggiunge Arbib – non si capisce come sia accaduto senza che nessuno se ne sia accorto: anche in Israele se lo chiedono. Netanyahu non è uno sprovveduto: auspico un governo di coalizione. Nei momenti di difficoltà Israele si unisce in maniera incredibile". Importante, per Arbib, è il senso di vicinanza di Palazzo Chigi, che ha esposto la bandiera israeliana. Nel suo piccolo, anche de Canino l’ha fatto: "L’ho appesa fuori dalla finestra: è un gesto di identità e libertà. E la scorsa notte ho piantato delle rose, simbolo di vita e di speranza". Purtroppo, però, il senso è ancora di grande paura: lo stesso ghetto di Roma è deserto. "Si temono attentati".

Nel frattempo , gli amici di de Canino, in Israele, sono in uno stato di perenne allerta: "Rimangono nei bunker: la vita è bloccata. La situazione va risolta e va risolta rapidamente".