Isco, la città ricorda Matteotti: "Figlio del Polesine, grande italiano. Pagò con la vita la sfida al fascismo"

A Santo Spirito, sede dell’Istituto di storia contemporanea, la presentazione del libro di Crivellari e Jori "Il suo socialismo riformista, la sua attenzione al lavoro e all’istruzione, ispirino la sinistra di oggi" .

Isco, la città ricorda Matteotti: "Figlio del Polesine, grande italiano. Pagò con la vita la sfida al fascismo"

Isco, la città ricorda Matteotti: "Figlio del Polesine, grande italiano. Pagò con la vita la sfida al fascismo"

È il Matteotti polesano, fuori dalla ‘cristallizzazione’ data dalla tragica fine, al centro dell’opera di Diego Crivellari e Francesco Jori ’Giacomo Matteotti, figlio del Polesine’ (Apogeo editore), presentato mercoledì all’Istituto di Storia Contemporanea. A dialogare con Crivellari sono stati Cristiano Bendin, capo della redazione di Ferrara del Carlino, e Giorgio Rizzoni, vicepresidente dell’Isco. Nei vari capitoli si conosce il Matteotti giurista, da cui si evince l’importanza che la sua formazione ha avuto, fondamentale anche nel definire le caratteristiche del suo essere socialista. Il suo cursus honorum parte però dal basso, come consigliere comunale a Fratta Polesine, poi sindaco, sindaco di Villamarzana e consigliere provinciale. "Interessante è anche il capitolo dedicato alla scuola – sottolinea Rizzoni-: Matteotti capisce, in anni in cui non era scontato, l’importanza della formazione e della scuola, e collega la redenzione delle masse ad un miglioramento delle condizioni di lavoro, ma anche a una crescita formativa e morale, senza cui tutto il resto è destinato a non avere seguito". L’opera favorisce quindi la conoscenza della figura di Matteotti inserendolo nel contesto del Polesine dell’epoca e permettendo di capire come si è formato: i suoi studi, il contesto sociale ed economico in cui si è formato, "sottraendolo – come spiega Rizzoni - a una dimensione astratta. Spesso la figura di Matteotti è associata alla sua tragica fine, il grande merito di questo libro è riportare alla luce la figura di un intellettuale, uomo politico, militante, che si è formato nel tempo e su qualcosa di molto concreto, le lotte sociali di un territorio come il Polesine, che ha moltissime affinità con Ferrara e che aveva una proposta politica e culturale che la sua fine ha fatto passare in secondo piano". "La tesi più controversa del libro – spiega l’autore Diego Crivellari- è che secondo noi Matteotti sarebbe stato il socialismo che è mancato all’Italia: nel secondo dopoguerra avviene sulla sua figura una damnatio memoriae, vie e piazze gliele dedichiamo ovunque, ma viene dimenticato il suo pensiero". Autorevoli case editrici rifiutarono infatti di pubblicare gli scritti di Matteotti, in particolare ’Un anno di dominazione fascista’, opera in cui, dati alla mano, smonta la propaganda fascista, nel dopoguerra è stata rieditata prima in America, solo in seguito in Italia. Come ha ricordato Cristiano Bendin: "Abbiamo visto trascorrere la data del 30 maggio, giorno in cui Matteotti tenne l’ultimo discorso alla camera, che a Ferrara è passata in secondo piano, rischiando di far andare nel dimenticatoio anche il 10 giugno, data del rapimento, sempre a causa della campagna elettorale, ma quest’ultima è una data viva, perché parla e ammonisce il tempo di oggi. Si dovrà costruire una pedagogia civile e un senso di appartenenza, perché Matteotti non è di parte, è una figura di tutta l’Italia, che incarna la democrazia contro tirannia e dittatura, e deve unificare il Paese".

Lucia Bianchini