Ferrara, 21 febbraio 2020 - La strage dei ragazzi si sarebbe potuta evitare se il conducente della macchina sulla quale viaggiavano avesse rispettato i limiti di velocità. È la principale conclusione emersa dalla consulenza redatta da Alfonso Micucci su richiesta del sostituto procuratore Ombretta Volta, il pm che coordina le indagini sull’incidente nel quale il 28 settembre hanno perso la vita Giulio Nali, 28 anni, Miriam Berselli, 21 anni e Manuel Signorini, 23 anni (i cui familiari sono parti lese con gli avvocati Denis Lovison, Omar Bottaro e Letizia Mariani).
Indagato per quei fatti è il conducente della vettura e unico sopravvissuto allo schianto, Enrico Felloni, 25 anni. L’avviso di fine indagini è stato notificato proprio nei giorni scorsi al legale del guidatore, l’avvocato Carlo Bergamasco. Decisiva per delineare le accuse formulate nei confronti di Felloni (omicidio stradale plurimo con l’aggravante della guida in stato di ebbrezza) è stata la relazione dell’ingegner Micucci che ha ricostruito nei minimi dettagli quanto accaduto al termine di una notte che doveva essere di pura gioia e divertimento.
La dinamica. Il primo aspetto affrontato dalla consulenza è proprio la ricostruzione passo dopo passo dell’accaduto. La Mazda 3 sulla quale si trovavano i quattro giovani stava percorrendo via Cento con direzione Vigarano-Ferrara. Erano le 2.15 di sabato 28 settembre. Il conducente dell’utilitaria ha perso il controllo "dopo aver percorso una curva sinistrorsa" andando a sbattere contro un platano di grosse dimensioni. Dopo l’urto, spiega Micucci, "l’autovettura rimbalzava e terminava la sua corsa al centro della carreggiata fermandosi col muso nella direzione opposta al senso di marcia". Sull’erba a bordo strada, il tecnico ha riscontrato un "calpestio lungo 12,65 metri, derivato dagli pneumatici destri". Da ciò si deduce che il conducente "percorreva il ciglio erboso per una verosimile distrazione e che la fuoriuscita era autonoma".
Le condizioni. Il passaggio successivo mette sotto la lente la situazione del luogo dell’incidente. Micucci parla di "pavimentazione stradale asfaltata e fondo asciutto. Il volume del traffico era scarso e il cielo sereno". L’illuminazione pubblica, rileva il tecnico, era ""insufficiente" ma "la visibilità era comunque buona".
Danni. L’analisi della carcassa della macchina ha messo in luce "danneggiamenti di elevata entità all’intera sezione anteriore destra, con interessamento anche del lato sinistro e della parte anteriore dell’abitacolo". Inoltre, il sedile e lo schienale del passeggero anteriore sono stati "traslati e piegati in avanti, nonché ruotati verso destra verosimilmente a causa del violento urto a opera dei passeggeri" seduti dietro che, come emerso dai primi rilievi, non avevano le cinture di sicurezza.
Velocità. I calcoli realizzati dall’ingegnere hanno portato a fissare la velocità d’impatto a 93 chilometri all’ora, in un tratto in cui il limite, essendo in centro urbano, era dei 50. La relazione stima anche la velocità massima di sbandamento in curva che in quelle condizioni sarebbe di 85 chilometri all’ora. Felloni, quindi, avrebbe perso il controllo della Mazda "a causa dell’eccessiva velocità, superiore al limite di sbandamento in curva". In conclusione, secondo Micucci, se l’indagato avesse viaggiato "con velocità allineata al limite di 50 chilometri orari vigente lungo il tratto di strada percorsa, l’evento non avrebbe avuto luogo".