FEDERICO MALAVASI
Cronaca

Imprese da oltre confine. Boom di titolari stranieri. Sono quasi mille in più

La Cgia ha studiato il trend degli ultimi dieci anni. Gli italiani giù settemila unità "Le ragioni? Demografia e rischi che allontanano i connazionali dalla partita Iva".

Un ristorante di kebab (. foto di repertorio

Un ristorante di kebab (. foto di repertorio

L’impresa ferrarese parla sempre più straniero. Romeno e cinese soprattutto, ma anche arabo, albanese e bengalese. I dati della Cgia di Mestre parlano chiaro. Ad avviare un’attività sul nostro suolo sono rimasti quasi solamente gli stranieri. Il focus dell’ufficio studi dell’associazione fotografa uno scenario che vede segni più a tre cifre per quanto riguarda i nuovi imprenditori stranieri e segni meno addirittura a quattro cifre nella casella delle attività gestite da ferraresi. Sia chiaro, non è un fenomeno soltanto estense. Il trend riguarda tutta Italia. Le eccezioni si contano sulle dita delle mani, ma Ferrara non è tra queste.

I dati. Ma andiamo a spulciare i numeri resi noti dall’associazione di artigiani. Il periodo messo sotto la lente è il decennio che va dal 2013 al 2023. In quegli anni, in provincia di Ferrara gli imprenditori stranieri sono aumentati di 904 unità, a fronte di un calo di 7.337 colleghi ‘autoctoni’. In particolare, gli imprenditori immigrati sono passati dai 3.077 del 2013 ai 3.981 dell’anno scorso, con un incremento de. 29,4%%. Numeri che ci piazzano al 31esimo posto nella classifica nazionale per variazione percentuale e al 48esimo per numero assoluto di imprenditori stranieri in più. La variazione percentuale ci piazza perfettamente in linea con il trend nazionale, che vede le imprese attive guidate da titolari nati all’esterno in crescita del 29,5%. La provincia italiana che ha registrato l’incremento più significativo è stata Napoli, con un raddoppio. Seguono Brindisi (+63,2%) e Taranto (+61,8%). La variazione assoluta più importante è invece quella di Milano, con un aumento di aziende a guida straniera di 30.482 unità. Stringendo il focus sulla nostra regione, nel decennio analizzato Bologna ha registrato 4.189 titolari di aziende nati all’estero in più (+33%), mentre a Modena l’incremento è stato di 2.871 unità (+31,7%). A Reggio Emilia le imprese gestite da stranieri sono salite di 2.194 unità (+26,1%), a Rimini di 1.228 (+22,6%) e a Piacenza di 1.191 (+33,1%). Poco più sotto si piazzano Forlì-Cesena (+1.119) e Parma (+1.080). A Ravenna, infine, la crescita di imprese non locali è di 756 unità.

Settori e nazionalità. Il commercio e l’edilizia sono i due comparti in cui si trova il maggior numero di imprenditori stranieri. Seguono l’alloggio e la ristorazione. Gli imprenditori stranieri maggiormente presenti in Italia, secondo la Cgia, sono i romeni, che ammontano a 78.258 persone, seguiti dai cinesi con 78.114, dai marocchini con 66.386 e dagli albanesi a quota 61.586.

Le ragioni dell’andamento. Sicuramente, secondo gli analisti della Cgia, "il trend demografico ha condizionato questi risultati. Tuttavia, tasse, burocrazia, caro-bollette, costo degli affitti e un senso perenne di precarietà che attanaglia la vita di tantissime partite Iva hanno smorzato in molti italiani la voglia di affermarsi nel mondo del lavoro attraverso l’autoimprenditorialità. Occasione, invece, che gli stranieri non si stanno lasciando scappare". Il fenomeno, prosegue ufficio studi, "si presta a due considerazioni oggettive. La prima, positiva: chi apre una attività imprenditoriale dimostra di aver attivato un percorso di inclusione importante. La seconda, negativa: non sarebbero trascurabili le attività economiche a guida straniera avviate per ‘coprire’ operazioni di evasione e commercializzazione su larga scala di merce contraffatta".