FEDERICO MALAVASI
Cronaca

Il processo allo stilista. Steiger e l’evasione fiscale. La condanna è definitiva

Un anno e otto mesi in primo grado, ridotti in Appello a un anno e un mese. La Cassazione ha reso irrevocabile il verdetto, cala l’importo del sequestro. Cinque milioni non dichiarati. I giudici: "Viveva in Italia, doveva pagare le tasse". .

Sulla vicenda ha indagato la guardia di finanza

Sulla vicenda ha indagato la guardia di finanza

Lo stilista svizzero Walter Steiger viveva prevalentemente in Italia e qui a Ferrara aveva il centro dei propri interessi. Non solo. Le attività giudiziarie svolte sul suo conto hanno consentito di accertare che "aveva qui trascorso mediamente trecento giorni all’anno". Sono le convinzioni a cui è arrivata la corte di Cassazione, che recentemente ha reso irrevocabile la sentenza di condanna a carico dell’artista accusato di una maxi evasione fiscale.

Quello di Steiger, 82 anni, è un nome di peso nel mondo patinato della moda. Le sue scarpe le hanno indossate Lady D. e Mary Quant, l’inventrice della minigonna, le ha fotografate Helmut Newton, le ha pubblicate Vogue e le ha volute Antonioni per Blow Up. Il suo lavoro fu anche al centro di un servizio pubblicato su queste colonne. Tra le mura estensi è noto però anche per il lungo e complesso processo che lo ha visto imputato. Secondo le accuse, lo stilista non avrebbe mai dichiarato al fisco i suoi guadagni in Italia. Una contestazione che è sfociata in un sequestro di beni per un valore di due milioni e mezzo, a fronte di cinque milioni di introiti (a dire dell’accusa) mai dichiarati nell’arco di tre anni. Diversa la ricostruzione della difesa, sostenuta dall’avvocato Paolo Scaglianti, secondo cui né gli affari né gli affetti dello stilista erano riconducibili al nostro Paese. "Lui è cittadino svizzero – aveva spiegato a più riprese il legale durante il processo – e il cuore del suo business è tra Parigi, Ginevra e New York". Una tesi che però non ha convinto il giudice Alessandra Martinelli. Nell’ottobre del 2021 il tribunale lo ha infatti condannato a un anno e otto mesi di reclusione (pena sospesa), confermando il sequestro da due milioni. Lo stilista ha impugnato in Appello e i giudici bolognesi hanno ridotto la pena a un anno e un mese (pena sospesa), ‘tagliando’ anche il valore del sequestro. L’ultimo passo è stato in Cassazione. Gli ermellini hanno dichiarato inammissibile il ricorso rendendo definitivo il pronunciamento dell’Appello. I giudici della Suprema corte, nel motivare la sentenza, hanno ribadito come tutti gli elementi portino a collocare la vita e gli interessi dell’artista svizzero in Italia e in particolare nella città estense. "Steiger – si legge nella sentenza – doveva essere ritenuto residente in Italia, con ogni conseguenza in termini fiscali".

Entrando nel dettaglio degli aspetti a riprova di questa tesi, la terza sezione penale della Cassazione elenca "la dimora abituale a Ferrara, la presenza di uno studio di design nella stessa città e di una casa estiva e l’avvenuta stipula di contratti relativi alle utenze domestiche riguardo alle quali venivano registrati consumi annui espressivi della costante presenza". E ancora. Gli ermellini evidenziano "i contratti per l’erogazione di servizi telefonici, televisivi, bancari, le auto con targa svizzera regolarmente circolanti in Italia e rinvenute parcheggiate in un’abitazione a Ferrara". Insomma, Ferrara era la sua "dimora abituale" e l’Italia era il Paese in cui avrebbe dovuto pagare gli importi fiscali oggetto delle contestazioni.