REDAZIONE FERRARA

"Il primo vino della storia" Le sue tracce a Terramara

Uno studio archeologico e scientifico lo collocherebbe negli scavi di Pilastri

Il primo vino della storia potrebbe essere stato prodotto nelle terre di Bondeno. Un’attestazione scientifica, che innalza il valore degli scavi di Pilastri e porta, nel contesto internazionale, le scoperte archeologiche del 2014 dai reperti rinvenuti alla Terramara, attestando la presenza del vino più antico d’Italia. E’ appena stato pubblicato, sulla rivista archeologica e scientifica ‘Journal of archaeological acience’ a firma di Alessandra Pecci, docente all’Università di Barcellona, un testo scientifico frutto di anni di ricerca, partite proprio dall’analisi di residui di una bevanda fermentata, simile al vino, rinvenuti dai cocci della Terramara. L’archeologa era venuta personalmente sul posto. Le sue ricerche erano partite da Pilastri. Dagli studi alla pubblicazione: "Si tratta di un testo su una rivista internazionale prestigiosa – spiega Simone Bergamini, archeologo e presidente del gruppo archeologico di Bondeno – che applica la scienza all’archeologia. Alessandra Pecci, che era venuta a Pilastri nel 2014 a fare prelievi nei cocci per analizzare il loro contenuto, prende in considerazione due siti italiani dell’età del bronzo italiane, uno è quello di Pilastri. Analizza e spiega, i reperti della Terramara, alla comunità scientifica internazionale, che già nell’età del bronzo era diffuso il consumo e anche la produzione di una bevanda fermentata paragonabile al vino. Siamo tra 1.500–1.200 Avanti Cristo: "Mentre comunemente – precisa Bergamini – si pensava che prima di questi studi, il vino fosse stato introdotto dai greci almeno 800 anni più tardi". La considerazione è immediata: "Questo – dice Bergamini – proietta Pilastri sul panorama internazionale ed è la prova della bontà del lavoro fatto in questi anni, che sta dando i risultati anche tempo dopo. Perché sono studi che necessitano di tempo e di pazienza – spiega l’archeologo – Questo articolo, apre la strada a quella che sarà la prossima pubblicazione del libro sugli scavi di Pilastri dal 2013 al 2018, che sarà curato da Massimo Vidale, direttore scientifico degli scavi di Pilastri e docente dell’università di Padova e da diversi studiosi e finanziato dal comune di Bondeno. Siamo ormai alle battute finali". "La dottoressa Pecci – fa notare Daniele Biancardi, presidente di ‘Bondeno cultura’ – è un cervello in fuga che bisognerebbe richiamare in Italia se ci fossero le condizioni. E’ stata a Pilastri. Ha studiato e analizzato i reperti a lungo. Le sue ricerche, dimostrerebbero la presenza più antica sinora mai dimostrata in Italia, di un liquido derivato dalla fermentazione delle uve. E la scoperta arriva dal sito archeologico di Pilastri, quando la letteratura scientifica, si fermava a ben 800 anni prima di quanto rinvenuto a Terramarai". L’articolo, in inglese, è in fase di traduzione, affinchè il gruppo archeologico di Bondeno possa darne la massima diffusione.

Claudia Fortini